Puledro di 40mila anni emerge dalla Porta dell’Inferno: fossile in condizioni eccellenti
I resti fossilizzati in condizioni eccellenti di un puledro vissuto tra i 30mila e i 40mila anni fa sono emersi dalla cosiddetta ‘Porta dell'Inferno‘, in Siberia, una depressione profonda un centinaio di metri nella quale sono stati trovati altri reperti eccezionali. Lo stato di conservazione del cavallo, individuato grazie alla collaborazione della popolazione autoctona con scienziati dell'Università Federale Nord-Orientale (Russia) e dell'università giapponese di Kindai, è così incredibile che il giovanissimo esemplare sembra stia dormendo.
A proteggerlo dalla decomposizione lo strato di permafrost presente nella depressione, tecnicamente conosciuta col nome di “cratere di Batagaika”, che continua ad aumentare in dimensioni – è lunga oltre un chilometro – a causa dell'impatto dei cambiamenti climatici.
Il piccolo cavallo appartiene a una specie estinta chiamata Lenskaya o Cavallo Lena (Equus lenensis), vissuta nel Tardo Pleistocene in Siberia. Morì quando aveva appena due o tre mesi di vita, e poiché non sono visibili ferite sulla sua carcassa, gli scienziati ritengono che possa essere morto per affogamento, dopo essere finito in una ‘trappola naturale'. Lo stato di preservazione, come mostrano le immagini a corredo dell'articolo, è eccellente: zoccoli, criniera, peluria sulle zampe (che potrebbe essere zebrata, ma non ci sono ancora conferme ufficiali) e persino gli organi interni sono tutti intatti. Forniranno agli studiosi informazioni incredibilmente dettagliate su questa specie paleolitica. “Studieremo il contenuto dello stomaco e dell'intestino per capire la dieta del puledro. L'autopsia verrà effettuata più avanti”, ha dichiarato al Siberian Times il professor Semyon Grigoryev, a capo del Mammoth Museum della Jacuzia, la regione dove si trova la Porta dell'Inferno.
Gli scienziati non si limiteranno ad analizzare la carcassa del cavallo, che era alto 98 centimetri al garrese, ma potranno ricostruire nel dettaglio anche l'ambiente in cui esso viveva. Lo strato di permafrost dal quale è stato estratto, infatti, rappresenta una sorta di ‘fotografia' del suo habitat naturale di decine di migliaia di anni fa, e attraverso le analisi dei campioni di terreno prelevati sarà possibile ottenere preziose informazioni. Assieme al puledro gli scienziati che hanno scavato nella Porta dell'Inferno hanno trovato anche un fossile di mammut ottimamente conservato, con tanto di tessuto di molli. In passato erano stati trovati anche i resti di bisonti, alci, piante superiori e altri cavalli (vissuti nell'Olocene), rendendo questa depressione una vera e propria miniera d'oro per gli studiosi di fauna preistorica.
A causa dell'eccezionale stato di conservazione recentemente sono balzati alla cronaca anche i fossili di un nodosauro (un dinosauro corazzato) recuperato in Canada da scienziati Royal Tirrel Museum e di un enantiornite – un uccello del Cretaceo – trovato in un blocco d'ambra in Birmania. Sul ritrovamento del puledro sono attesi articoli scientifici e un documentario della Fuji TV, una cui troupe ha seguito gli scienziati giapponesi durante la spedizione in Siberia.
[Credit: Siberian Times / Michil Yakoklev / North-Eastern Federal University]