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Primi risultati della ricerca che durerà 500 anni, è lo studio più lungo della storia: cosa studiano

Gli scienziati sono al lavoro sullo studio più lungo della storia che durerà 500 anni. Iniziato nel 2014, si concluderà nel 2514, e ha l’obiettivo di comprendere come alcuni batteri che popolano la Terra da miliardi di anni siano in grado di sopravvivere in condizioni estreme. Adesso sono stati pubblicati alcuni nuovi risultati.
A cura di Zeina Ayache
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Dal 2014 è in atto quello che è stato ribattezzato lo studio scientifico più lungo della storia, l’esperimento infatti durerà 500 anni e nel 2514 potrà svelarci come sopravvivano i batteri dormienti in isolamento: certo, noi non potremo assistere al momento storico in cui verrà decretata la fine di questa ricerca, ma l’ipotesi è che chi sarà vivo quel giorno potrà trarne grandi vantaggi: scopriamo perché.

L’esperimento più lungo della storia. È iniziato nel 2014 e finirà nel 2514 l’esperimento più lungo della storia che ha l’obiettivo di comprendere come riescano a sopravvivere, in condizioni estreme, i batteri dormienti in isolamento. Per adesso sono stati sigillati in 800 fiale di vetro, come in una capsula per il tempo, alcuni batteri che ogni due anni, per i primi 24 anni, e ogni 25 anni per i successivi, verranno analizzati dagli scienziati. I batteri in questione sono Gran-positivi, come il Bacillus subtilis, e sono in grado di resistere ad ambienti estremi poiché passano ad uno stato dormiente come spore e riescono a vivere molto più a lungo rispetto a quella che è la vita media di un essere umano.

Survivor estremi. Questi batteri, spiegano gli esperti, da tre miliardi di anni vivono sul nostro pianeta e sono riusciti a colonizzare praticamente ogni habitat e spesso costituiscono un problema per le sonde spaziali che dovrebbero raggiungere altri pianeti senza contaminarli.

L’obiettivo dell’esperimento. Consci delle capacità di questi batteri, gli esperti si stanno dunque chiedendo quale sia il segreto di questa resistenza.

I primi risultati. Dopo i primi risultati del 2016, che dimostravano come le spore fossero riuscite a resistere a temperature estreme, adesso è giunto il momento di svelare cosa è accaduto dopo ulteriori altri due anni dell’esperimento. Gli scienziati spiegano che le spore di B. subtilis sono state sottoposte a vari esperimenti di conservazione a breve termine, rivelando che il vuoto simile allo spazio e l'alta concentrazione di NaCl hanno influenzato negativamente la vitalità delle spore. Insomma, qualcosa è cambiato.

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