Prima foto di buco nero: Einstein aveva ragione, ecco perché
Albert Einstein aveva ragione, i buchi neri non solo esistono ma sono anche molto simili a come li aveva descritti lui nella sua Teoria delle Relatività Generale. Questo è quanto sostiene Ciriaco Goddi, dell'Università di Nijmegen e Leiden (Olanda) che è anche membro del gruppo di ricerca dell’Event Horizon Telescope che ha appena pubblicato la prima foto di un buco nero: un evento storico che ci permette di osservare il cuore della galassia M87, che si trova a 56 milioni di anni luce da noi, nel cuore dell’Ammasso della Vergine. Vediamo insieme però perché Einstein aveva ragione.
Perché Einstein aveva ragione
Come spiega Goddi, provare l’esistenza dei buchi neri è fondamentale nella nostra concezione dell’Universo poiché questi sono una delle previsioni più importati della Teoria di Albert Einstein della Relatività Generale, questa teoria infatti sostituì quella di Newton che descrive la gravità, cioè la forza più importante che governa il nostro universo, sia a livello di struttura, sia di evoluzione.
I buchi neri secondo Einstein
Einstein definì un buco nero una regione di spaziotempo che ha un campo gravitazionale così intenso che nulla può sfuggire al suo interno. Come ci spiega Goddi, “I buchi neri sono oggetti cosmici estremamente compressi, contenenti incredibili quantità di massa all'interno di una regione minuscola. La presenza di questi oggetti influenza il loro ambiente in modi estremi, deformando lo spazio-tempo e surriscaldando qualsiasi materiale circostante”. In pratica questi oggetti sono circondati da una materia, il plasma incandescente, che viene inghiottita scomparendo nell’orizzonte degli eventi, “mentre un'altra parte del materiali viene espulsa a velocità relativistica (prossima cioè alla velocità della luce) in potentissimi jet di materia, dando vita alla cosiddetta emissione di sincrotrone”. "Se immerso in una regione luminosa, come appunto un disco di gas incandescente, ci aspettiamo che un buco nero crei una regione oscura simile a un'ombra, qualcosa di previsto dalla relatività generale di Einstein che non abbiamo mai visto prima. Questa ombra, causata dalla distorsione o curvatura gravitazionale e dalla cattura della luce dall'orizzonte degli eventi, rivela molto sulla natura di questi oggetti affascinanti”.