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Pregliasco: “Il ritorno a scuola può aggravare i numeri già in salita”

Il virologo a Fanpage.it: “Anche se i protocolli scolastici limitano l’incidenza dei focolai, sono gli spostamenti dei giovani delle superiori ad appesantire la situazione del contagio. Il rischio è quello di una nuova ondata già a metà gennaio”.
Intervista al Prof. Fabrizio Pregliasco
Virologo e Direttore Sanitario dell'Ospedale Galeazzi di Milano
A cura di Valeria Aiello
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Il verdetto arriverà probabilmente domani, con i dati del report settimanale che in alcune Regioni potrebbero decidere il ritorno in classe degli studenti della scuole superiori, per ora rinviato dal 7 al 11 gennaio in una percentuale pari al 50%. “Credo sia stato un bene spostare il rientro, attendendo i risultati del monitoraggio per capire come pianificare la ripresa”. Il rischio, dice a Fanpage.it il virologo Fabrizio Pregliasco, è quello di una nuova ondata di contagi che, come in Gran Bretagna, potrebbe costringere a misure più restrittive.

Quanto può contribuire la circolazione della variante inglese?
Per dirlo, servirebbe avere un maggior numero di dati, perché è chiaro che dipende dalla percentuale di casi di variante inglese. Non abbiamo ancora la piena conoscenza della sua diffusione sul territorio italiano, anche se sappiamo che è più contagiosa e che colpisce anche i più giovani. Ma, per ora, non abbiamo dati sufficienti per poter stimare quale sia la quota di casi attribuibile alla variante inglese, un elemento indispensabile per poter fare questa considerazione.

Ha senso tornare a scuola con questo trend di contagi?
Io credo che i dati di questi giorni, che indicano una lieve crescita dei positivi, ci lascino un po’ perplessi rispetto al fatto che la situazione possa peggiorare e rispetto a un ulteriore appesantimento degli spostamenti dovuto al movimento dei giovani delle superiori. In questi termini credo che far slittare il rientro in attesa dei dati del monitoraggio settimanale servirà a capire come pianificare il ritorno in classe e studiare soluzioni mirate sul territorio, magari con modalità di ingresso scaglionato in modo da non rischiare quella che potrebbe essere una terza ondata, o meglio, una recrudescenza della seconda che, temo, vedremo entro la metà di gennaio con un’intensità tutta da scoprire. Pertanto dico che andranno valutati i singoli dati territoriali e, sulla base di questi, prevedere ripartenze differenziate a seconda dell’andamento epidemiologico.

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Il timore può essere quello di riaprire le scuole per poi doverle richiudere subito?
Sì, ma aspettiamo di vedere cosa accadrà a metà di gennaio, perché un’onda importante potrebbe far diventare problematica questa riapertura. È anche vero che riaprire per poi chiudere è comunque meglio che non pianificare una riapertura mirata.

La scuola sarebbe pronta?
I protocolli interni alla scuola, se attuati nello specifico, possono permettere un controllo della diffusione del virus e, come si è visto, un’incidenza bassa di focolai. Sappiamo però che è comunque difficile stimare il rischio scolastico, perché possono verificarsi casi collegati alle frequentazioni esterne dei ragazzi. La ripresa delle lezioni in presenza dipenderà molto dai dati del monitoraggio, solo domani avremo un’idea della situazione epidemiologica e allora si faranno valutazioni.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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