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Potremo berci il mare grazie agli scienziati del Politecnico di Torino: ecco come

Dal Politecnico di Torino è arrivata una soluzione che potrebbe aiutare a risolvere il problema dell’accesso all’acqua potabile. Gli scienziati italiani sono riusciti a purificare il mare, ecco come.
A cura di Zeina Ayache
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La guerra per l'acqua è la guerra del futuro (e in alcuni casi del presente). Sono molti, decisamente troppi, i Paesi al mondo in cui la popolazione non ha accesso regolare all'acqua potabile o in cui l'acqua stessa non è limpida come quella che scorre dai nostri rubinetti. Per questo è fondamentale che dalla comunità scientifica arrivino proposte e soluzioni utili a concedere a tutti la possibilità di godere di questo bene primario assoluto, come ad esempio quella dei ricercatori del Politecnico di Torino che, con la collaborazione del Massachusettts Institute of Technology e alla University of Minnesota, hanno sviluppato un metodo per dissalare l'acqua del mare così da renderla potabile.

Insomma, un domani potremmo berci il mare e un mare d'acqua, come dir si voglia. Ma come è possibile?

Per riuscire a dissalare l'acqua del mare è necessario l'impiego di una membrana che fa da filtro, o da setaccio, e che separa le molecole dell'acqua dai sali in essa disciolti. Per riuscire in questa operazione, l'energia necessaria può provenire o da una sorgente di calore, o da un campo elettromagnetico o dalla pressione idraulica esercitata da una pompa.

Nel caso specifico della scoperta nostrana, il processo utilizzato è quello dell'osmosi inversa: sfruttare la capacità porosa che hanno alcuni specifici materiali di farsi attraversare dalla sola pressione dell'acqua, riuscendo comunque a separarla dal sale. Ma non basta solo una membrana con queste caratteristiche, è necessario infatti che possegga anche un'elevata permeabilità, come spiegano i ricercatori infatti “Una membrana efficiente ha poi la caratteristica di farsi attraversare dalla maggior quantità di acqua a parità di energia richiesta per il processo”.

Le membrane più diffuse sono quelle in zeolite che però, a causa dei metodi di fabbricazione, hanno il 99.9% dei pori chiusi: questo si traduce in una minore permeabilità, insomma, passa poca acqua in tanto tempo.

Ci sono voluti due anni di studio per riuscirci, ma alla fine gli scienziati ce l'hanno fatta e hanno sviluppato un processo di fabbricazione che crea membrane innovative per la dissalazione con ridotta resistenza superficiale al trasporto e maggior permeabilità, nello specifico una permeabilità 10 volte superiore.

Lo studio, intitolato "Interplay between hydrophilicity and surface barriers on water transport in zeolite membranes", è stato pubblicato su Nature Communications.

[Foto copertina di Comfreak]

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