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Più della metà delle specie protette italiane in cattivo stato di conservazione: l’appello del WWF

Nel nuovo rapporto del WWF “La biodiversità in Italia: status e minacce” viene tratteggiato uno scenario a tinte fosche sulla salute di flora, fauna e habitat nel nostro Paese. Molte specie protette si trovano in uno stato di conservazione definito sfavorevole, inadeguato e persino cattivo, a causa della costante pressione delle attività antropiche.
A cura di Andrea Centini
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Un airone cenerino. Credit: Andrea Centini
Un airone cenerino. Credit: Andrea Centini
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La splendida e ricchissima biodiversità italiana, ovvero l'insieme di animali e vegetali che vive sul territorio nazionale, è fortemente minacciata a causa delle attività antropiche, sempre più invasive e distruttive. A causa nostra, infatti, larga parte delle specie protette si trova in un cattivo stato di conservazione, così come la quasi totalità degli habitat in cui esse vivono. A tratteggiare questo drammatico scenario è il WWF, che ha messo a punto il dossier “La biodiversità in Italia: status e minacce” – potete consultarlo cliccando sul seguente link – basato sul recente report dell'Agenzia Europea dell'Ambiente. Si tratta di un documento che descrive lo stato della salute della natura nei Paesi dell'Unione Europea, sulla base di due importanti direttive legate alla conservazione: la Uccelli (2009/147 / CE) e l'Habitat (92/43 / CEE).

L'Italia è fra i Paesi con la biodiversità più ricca, variegata e affascinante, come mostrano i dati diffusi dal Ministero dell'Ambiente. Sul nostro territorio si trovano ben 57.468 specie di animali, delle quali l'8,6 percento (4.777 in tutto) sono considerate endemiche; ciò significa che vivono solo in Italia – magari in un unico posto come uno stagno o un bosco – e non sono presenti in nessun altro posto al mondo, perlomeno in natura. Anche le piante sono tantissime, circa 12mila specie, delle quali il 13 percento endemiche. Questo immenso patrimonio, come sottolinea il WWF, è fortemente minacciato da numerosi fattori, fra i quali il più impattante in assoluto è l'agricoltura, che fa pressione su circa il 70 percento degli habitat tutelati. Hanno effetti significativi anche l'introduzione di specie aliene, in grado di creare gravi danni agli equilibri ecologici mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle specie autoctone che occupano la medesima nicchia ecologica (basti pensare a cosa è successo con lo scoiattolo grigio americano e il gambero rosso della Louisiana); l'urbanizzazione; le attività forestali i cambiamenti climatici e altro ancora.

Secondo il documento del WWF, che ha passato in rassegna i dati della Lista Rossa Nazionale, della Società Italiana di Biologia Marina e del V Reporting della Direttiva Habitat, ben il 52 percento delle 570 specie protette dalle direttive UE si trovano in un cattivo stato di salute, o meglio, “mostrano uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole”. Il 15 percento delle specie vegetali è minacciato, così come il 25 percento degli uccelli. L'80 percento dei pesci e il 20 percento dei mammiferi è considerato in uno stato di conservazione non favorevole; per il 64 percento delle specie di anfibi esso è cattivo o inadeguato, ed è inadeguato e sfavorevole anche per il 57 percento dei chirotteri (pipistrelli). A rischio estinzione il 19 percento dei rettili. Come sottolineato dal WWF, tra gli animali più iconici che rappresentano questa situazione vi sono la lince (Lynx lynx), considerata praticamente estinta dall'Italia, con solo 10 esemplari "transfrontalieri", e il cervo italico (Cervus elaphus italicus) presente in natura solo in un bosco. Fortunatamente ci sono altre specie in recupero, come la lontra, l'aquila di Bonelli e la tartaruga marina Caretta caretta.

In base ai dati rilevati dal WWF, nell'ultimo secolo è andato perduto il 64 percento, mentre perdiamo 14 ettari di suolo ogni giorno (pari a 19 campi da calcio). Ben l'86 percento degli habitat interessati dalla Direttiva Habitat è in uno stato di conservazione definito sfavorevole e inadeguato, e fra quelli messi peggio ci sono i dunali, con il 71 percento in cattivo stato. Sono invece 186 le specie aliene rilevate nei nostri ecosistemi (55 vegetali e 131 animali). Il direttore scientifico del WWF Italia Marco Galaverni sottolinea che negli ultimi 10 anni non si è fatto abbastanza per tutelare la nostra biodiversità, ma ora sarà possibile anche grazie al recovery fund, del quale una parte potrà essere investita “in conservazione e ripristino degli ecosistemi degradati”. "La crisi climatica è solo l’altra faccia della crisi biologica che stiamo vivendo: solo risolvendo entrambe potremo garantirci un futuro di prosperità. Non possiamo più ignorare questi temi perché non abbiamo più tempo, dobbiamo agire subito", ha chiosato lo scienziato.

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