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Pig 26, il maialino clonato con l’editing genetico

A differenza di Dolly, il primo mammifero ad essere stato clonato con successo, Pig 26 è stato “costruito” geneticamente con alcune caratteristiche decise dallo stesso laboratorio. Immune alla peste suina africana, Pig 26 rappresenta la possibilità di creare animali da introdurre con maggiore sicurezza nel ciclo alimentare.
A cura di Redazione Scienze
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La clonazione non si è fermata alla pecora Dolly. Lo sviluppo della tecnica ha portato lo stesso laboratorio che diede la luce alla famosa pecora a creare Pig 26, un maialino riprodotto attraverso l'editing genetico. L'innovazione che Pig 26 ha vissuto su se stesso è rivoluzionaria, perché di fatto, rispolverando il temuto concetto di eugenetica, introduce la possibilità di creare un organismo dandogli le caratteristiche genetiche ritenute più congeniali. Pig 26 risulta così immune alla peste suina africana, il virus che uccide i maiali europei nel giro di 24 ore e a cui la stessa specie africana risulta essere immune. Grazie all'editing genetico è stato possibile scrivere nel DNA di Pig 26 l'informazione necessaria ad evitare quel virus, senza dover ricorrere alle precedenti tecniche che rischiavano di produrre animali resistenti agli antibiotici e, dunque, praticamente impossibili da curare. La riproduzione, inoltre, risulterebbe così naturale da rendere impossibile riconoscere all'origine un'opera di ingegneria genetica. Il vantaggio economico appare evidente, non solo per un'eventuale e per ora molto controversa commercializzazione, ma anche per dati puramente statistici: contro le malattie l'editing ha percentuali di successo che arrivano fino al 15%, contro l'1% delle attuali tecniche. Bruce Whitelaw, uno dei responsabili dello studio, ha così sintetizzato l'utilità dell'editing genetico: "Tecniche simili di ingegneria genetica potranno essere usate per generare altri animali come bovini e ovini immuni da una serie di malattie".

L'uso di questa tecnica potrebbe abbattere le resistenze dell'opinione pubblica e delle istituzioni europee. Sull'animale frutto di una clonazione pende sempre il dubbio della sanezza, che, potendo gestire a piacimento il genoma, sarebbe praticamente assicurata. Sarebbero già diverse le società commerciali che hanno mostrato interesse verso l'esperimento di Pig 26, ma l'ingresso nella catena alimentare risulta ancora piuttosto lontano, specie in Europa. Altro discorso vale per America e Cina. La FDA (Food and Drug Administration), l'authority americana che valuta la sanità di cibi e farmaci, deve decidere entro la fine dell'anno se far entrare nella catena si consumo un salmone geneticamente modificato, progettato dall'AquaBounty per poter crescere prima dell'"originale".

Intanto Roberto Defez, biotecnologo dell’Istituto di Genetica e Biofisica “A. Buzzati Traverso” di Napoli, si è mostrato ottimista verso la tecnica dell'editing genetico: "Creare animali geneticamente modificati immuni ad alcune malattie letali con tecniche sempre più sofisticate potrebbe avere innumerevoli vantaggi: da quelli economici, dato che si eviterebbe la moria di animali a causa di virus letali, a quelli per la salute umana, considerata l’utilità di disporre di un modello di trapianto ideale”. Prudenza, però, sui tempi di commercializzazione dell'alimento: Ma attenzione a non correre troppo. “Una cosa è l’avanzamento culturale, altra cosa è l’applicazione di queste conoscenze. Per animali così vicini all’uomo, come il maiale, è necessario eseguire il doppio dei controlli”.

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