Perché vaccinare i ragazzi significa proteggere la collettività
Con la pubblicazione sul New England Journal of Medicine dei risultati dello studio clinico che ha portato le Agenzie regolatorie ad approvare l’uso del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech per gli adolescenti tra i 12 e i 15 anni, in molti si stanno informando sulla reale opportunità offerta dall’immunizzazione. In tanti, non solo tra i genitori ma anche tra gli accademici, stanno sollevando dubbi sui vantaggi offerti dalla vaccinazione, dal momento che i numeri della pandemia hanno indicato che solo una minoranza dei ragazzi sviluppa forme gravi dell’infezione. Tra questi, anche il professor Anthony Harnden dell’Università di Oxford, vicepresidente del Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI), il comitato congiunto per la vaccinazione e l’immunizzazione del Regno Unito che, in un’intervista alla BBC ha ricordato che gli adolescenti raramente si ammalano di Covid-19, ponendo un “dilemma etico” sulla priorità di vaccinazione.
Covid-19 e il rischio di MIS-C
È però altrettanto vero che, una parte dei ragazzi che contrae l’infezione da coronavirus può sviluppare una rara ma grave complicanza post-Covid, chiamata MIS-C – multisystem inflammatory syndrome in children – una malattia infiammatoria simile alla malattia di Kawasaki che può manifestarsi diverse settimane dopo l’infezione iniziale. Essendo una sindrome del tutto nuova, non si conosce ancora esattamente da cosa sia determinata o perché colpisca alcuni ragazzi e non altri.
Un recente studio del Massachusetts General Hospital for Children di Boston pubblicato sul Journal of Clinical Investigation ha in parte chiarito cosa può determinare l’instaurarsi della condizione, osservando che nella quasi totalità dei ragazzi con MIS-C le particelle virali di Sars-Cov-2 persistono nell’intestino, da dove possono infiltrarsi nel flusso sanguigno, portando alla risposta immunitaria iperinfiammatoria caratteristica di questa sindrome. Pertanto, il vaccino anti-Covid protegge non solo dalla malattia virale ma anche dalle sue conseguenze, quindi dal possibile successivo sviluppo di MIS-C.
Il vaccino è sicuro ed efficace
Quanto alla sicurezza e all’efficacia del vaccino, lo studio clinico ha dimostrato che negli adolescenti tra i 12 e i 15 anni, la somministrazione di due dosi del siero di Pfizer-BioNTech induce una risposta anticorpale simile – se non migliore – di quella degli adulti, con una protezione del 100% dalla malattia. Vale a dire che, nell’ambito della sperimentazione, nessun ragazzo vaccinato ha avuto una qualsiasi forma sintomatica di Covid-19 o ha manifestato particolari effetti collaterali in seguito all’immunizzazione.
D’altra parte, ad accendere i sospetti dei più scettici, è stato un recente report presentato dal Ministero della Salute in Israele, in cui sono stati segnalati rari casi di infiammazione cardiaca (miocardite) dopo la seconda iniezione. Tuttavia, è bene evidenziare che secondo i Centers for Disease Control an Prevention (CDC) che monitorano la vaccinazione negli Stati Uniti – il Paese con il numero più alto di dosi somministrate – , non vi è alcuna evidenza di un aumento dell’incidenza di miocarditi né tantomeno di un collegamento con la vaccinazione. E anche le stesse autorità sanitarie di Israele, così come le Agenzie regolatorie di Europa e Regno Unito, concordano sul fatto che il rapporto rischi-benefici propenda nettamente a favore della vaccinazione in questa fascia di età.
Protezione per se stessi e per la collettività
Guardando all’Italia, in un momento in cui i numeri della campagna di immunizzazione indicano che oltre 2 milioni di over 60 non hanno ricevuto ancora alcuna dose, la vaccinazione degli adolescenti significa non solo mettere al sicuro i ragazzi in vista dell’estate e della successiva riapertura delle scuole. Al beneficio individuale si aggiunge quello per le persone con cui i giovani entrano in contatto, in famiglia e non solo, in uno step fondamentale per il raggiungimento dell’auspicata immunità di gregge o comunque di una condizione in cui la ridotta trasmissione virale offerta dalla vaccinazione possa mettere al sicuro anche i più fragili, come i pazienti oncologici e le persone con il sistema immunitario compromesso, per i quali l’immunizzazione dell’intera popolazione è determinante per tutelarli.
Non c’è dunque alcuna ragione di temere della vaccinazione, così come non c’è alcun motivo di mettere a rischio la propria salute e quella degli altri quando abbiamo a disposizione uno strumento di prevenzione così efficace e sicuro. I vaccini sono l’arma più potente per proteggere noi stessi e le altre persone dalla malattia e dal rischio che emergano e si diffondano nuove varianti che possono compromettere gli sforzi compiuti finora. In tal senso, la disparità di vaccini tra le aree povere e ricche del pianeta andrà rapidamente colmata, così come servirà raggiungere una copertura vaccinale sufficientemente alta ovunque siano in corso campagne di immunizzazione. Ogni rifiuto o mancanza ci allontanerà da questo obiettivo, giocando a favore della diffusione virale.