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Perché se hai più di 35 anni dovresti fare il test per il diabete

A sottolineare l’importanza della diagnosi precoce è la task force dei servizi preventivi degli Stati Uniti che ha raccomandato lo screening per il diabete a partire dai 35 anni per tutti coloro che sono in sovrappeso o in una condizione di obesità.
A cura di Valeria Aiello
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35 anni: è questa l’età a partire dalla quale il test per il diabete di tipo 2 (la forma più comune di diabete) è raccomandato per tutti coloro che sono in sovrappeso o in una condizione di obesità. La nuova indicazione arriva dalla task force dei servizi preventivi degli Stati Uniti (USPSTF) che ha abbassato di 5 anni l’età consigliata rispetto ai 40 previsti dalle linee guida del 2015.

La raccomandazione è arrivata in seguito alla revisione dei dati pubblicata sul Journal of American Medical Association, secondo cui più di un americano su cinque non sa di avere il diabete, spesso perché asintomatico. “Il diabete è la principale causa di insufficienza renale e nuovi casi di cecità tra gli adulti negli Stati Uniti – evidenzia l’USPSTF – . La condizione è anche associata a un più alto rischio di malattie cardiovascolari ed epatiche, ed è stata stimata essere la settima causa di morte negli Stati Uniti nel 2017”.

Negli Usa, la raccomandazione implica che le compagnie assicurative debbano coprire completamente, senza costi vivi per l’assicurato, l’importo dello screening, ma in generale evidenzia l’importanza della diagnosi precoce, con l’obiettivo finale di migliorare la gestione della malattia e prevenire le complicanze. La task force ha inoltre affermato che medici e operatori sanitari “dovrebbero prendere in considerazione lo screening di coloro che, prima dei 35 anni, sono a rischio elevato”, incluse le persone con una storia familiare di diabete o una storia personale di condizioni come il diabete gestazionale, o appartenenti a gruppi etnici con incidenza e prevalenza elevate di diabete – in particolare indiani d’America, ispanici e asiatici, per i quali esistono chiari determinanti genetici.

La nuova raccomandazione rende di fatto più del 40% degli adulti americani idonei allo screening e si stima che circa un terzo probabilmente soddisfi i criteri di prediabete, secondo quanto affermato da Chien-Wen Tseng, medico di famiglia presso l’Università delle Hawaii e membro della task force dell’USPSTF. “Poiché i tassi di sovrappeso e obesità stanno aumentando in generale e in età più giovane, ha senso che lo siano anche quelli per il diabete di tipo 2 – ha spiegato Tseng – . Attualmente, circa il 13% degli adulti statunitensi ha il diabete e il 35% soddisfa i criteri di prediabete, il che espone a un rischio maggiore di successivi infarti, ictus, insufficienza renale e cecità”.

Pertanto – ha aggiunto Tseng – raccomandiamo lo screening alle persone che non hanno sintomi: si tratta di un problema di salute così serio ma così facilmente rilevabile in anticipo. I trentenni generalmente si considerano molto giovani e in buona salute ma devono essere consapevoli che ora è il momento, a partire dai 35 anni, di sottoporsi a un semplice test di screening per il diabete”. L’analisi consiste in un esame del sangue per la determinazione dei livelli di glicemia a digiuno (FPG), emoglobina glicosilata (HbA1C), oppure in un test di tolleranza al carico orale di glucosio.

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