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Covid 19

Perché sciarpe e foulard non hanno senso come “mascherine” contro il coronavirus

Per uscire di casa in Lombardia è diventato obbligatorio indossare la mascherina, e presto lo diventerà anche in Toscana. Tale obbligo potrebbe essere esteso a tutti gli italiani nella Fase 2 dell’emergenza coronavirus. In mancanza di mascherine si possono indossare sciarpe, foulard e altri indumenti per proteggersi e proteggere gli altri, ma sono davvero efficaci contro la COVID-19?
A cura di Andrea Centini
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Nella cosiddetta Fase 2 dell'emergenza coronavirus, che verosimilmente potrebbe iniziare nel mese di maggio, l'uso obbligatorio delle mascherine chirurgiche potrebbe essere esteso a tutta la popolazione, per ridurre il rischio della nascita di nuovi focolai. Per allora ci si augura che i dispositivi di protezione individuale siano disponibili per tutti i cittadini e che non si creino pericolose carenze per il personale sanitario (cui sono rivolte anche le più protettive FFP2 ed FFP3), per i pazienti immunodepressi e per tutti i lavoratori in prima linea nel contrasto alla COVID-19, l'infezione scatenata dal patogeno emerso in Cina. Ciò che tutti potremmo sperimentare prossimamente è diventato realtà in Lombardia e sta per diventarlo in Toscana, dove i governatori hanno previsto l'obbligo di indossare le mascherine quando si esce fuori casa. In Veneto tale ordinanza vige solo quando ci si reca al supermercato. Com'è ampiamente noto, tuttavia, le mascherine non ci sono per tutti, dunque è stata prevista la possibilità di coprirsi naso e bocca anche con indumenti di fortuna, come sciarpe e foulard. Ma sono veramente efficaci per ridurre i rischi di contagio? Vediamo cosa dice la scienza.

Innanzitutto è doveroso sottolineare che le mascherine chirurgiche sono principalmente un dispositivo che serve a proteggere gli altri più che sé stessi. Servono infatti a filtrare/bloccare le goccioline che espelliamo (il droplet) quando tossiamo, starnutiamo e parliamo, dunque a evitare che si diffonda il virus. Non è un caso che l'Organizzazione Mondiale della Sanità e il Ministero della Salute le raccomandino solo se si è malati, se si pensa di essere malati o se si assiste una persona con sintomi respiratori riconducibili alla COVID-19. Se realmente volessimo proteggerci, del resto, dovremmo coprire anche gli occhi come fanno (giustamente) gli operatori sanitari, dato che tutte le mucose sono potenzialmente esposte al rischio di contaminazione.

I rischi delle mascherine fai-da-te

Ciò che caratterizza una vera mascherina è la capacità di filtrare le particelle espulse da bocca e naso, che migliora sensibilmente in entrata e/o uscita con le classi per professionisti (le già citate FPP2, conosciute negli USA come N95, e le FFP3). Per ottenere queste barriere filtranti si utilizzano strati di materiali specifici che vengono testati in laboratorio, fino a quando non viene raggiunto un determinato standard di sicurezza. Le particelle più piccole sotto i 10 micrometri vengono chiamate aerosol, mentre quelle più grandi sono le goccioline del droplet vero e proprio. Le mascherine professionali sono progettate per filtrare praticamente la quasi totalità delle particelle, mentre quelle chirurgiche un'alta percentuale. Alla luce di queste considerazioni, è facile intuire che la sciarpa della nonna, un foulard o una mascherina fatta in casa con tessuti di recupero non possano minimamente offrire un livello di filtro paragonabile. Indossando simili dispositivi di protezione fai-da-te potrebbe farci sentire "sicuri" quando non lo siamo affatto, come spiegato a fanpage dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano, spingendoci persino a non mantenere il distanziamento sociale, che è invece considerata la prima “arma” per spezzare la catena dei contagi del coronavirus. Inoltre possono essere indossati male e non aderire bene al viso come dovrebbero, senza contare che c'è il rischio che si possano respirare fibre non salutari, nel caso in cui si decidesse di coprire bocca e viso con qualche filtro di fortuna. Per quanto concerne i tessuti, come indicato dal New York Times, sono numerosi gli scienziati che stanno testando (o hanno già testato) il livello di filtraggio di varie tipologie di tessuto che possono offrire una certa protezione. “Sciarpe e bandane sono quelli che hanno ottenuto i punteggi più bassi”, riporta il celebre quotidiano americano, sottolineando tuttavia che “catturavano ancora una piccola percentuale di particelle”. Meglio di niente, insomma.

Come fare se siete obbligati a mettere una mascherina e non l'avete

Se non avete una mascherina chirurgica e siete obbligati a coprirvi il viso per uscire, per scegliere con quale tessuto farlo si può fare riferimento ai consigli del dottor Scott Segal, presidente di anestesiologia presso il Wake Forest Baptist Health, che ha analizzato la capacità filtrante delle mascherine fatte in casa. “Se la luce passa molto facilmente attraverso le fibre e puoi quasi vederle, non è un buon tessuto. Se è una trama più densa di materiale più spesso e la luce non lo attraversa troppo, questo è il materiale che fa per te”, ha dichiarato lo specialista al NYT. Ovviamente non si deve esagerare con tessuti a maglie strettissime: “Hai bisogno di qualcosa che sia efficace per rimuovere le particelle, ma devi anche respirare”, ha dichiarato il professor Yang Wang, docente di Ingegneria ambientale all'Università della Scienza e della Tecnologia del Missouri. In alcuni test di laboratorio lo scienziato ha osservato buoni risultati da parte dei filtri dell'aria (come l'HVAC), ma come già sottolineato c'è il rischio di respirare fibre non salutari, per questo consiglia a chi non ha alternative di inserire questi filtri tra due strati di cotone. Un doppio strato di federa a 600 fili ha invece catturato il 22 percento delle particelle, passando al 60 percento con 4 strati. “Una spessa sciarpa di filato di lana filtrava il 21 percento delle particelle con due strati e il 48,8 percento in quattro strati – spiega il NYT -, mentre una bandana di cotone al 100 percento ha fatto peggio, catturando solo il 18,2 percento con un doppio strato e appena il 19,5 percento con quattro strati”. Le mascherine più efficaci sono risultate essere quelle con tessuto per trapunte (cotone trapuntato), quelle con un doppio strato di tessuto batik o con un doppio strato di flanella e cotone.

In mancanza di vere mascherine chirurgiche ci si può industriare, ma tutte queste soluzioni lasciano il tempo che trovano per difendere sé stessi e gli altri dal coronavirus, anche alla luce di quanto indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in un recente rapporto: “Non sono raccomandate maschere in tessuto (ad esempio di cotone o garza) in qualsiasi circostanza”, ha chiosato l'OMS.

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