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Perché Plutone ha un cuore di ghiaccio?

La risposta in uno studio basato sui dati raccolti dalla sonda New Horizons.
A cura di Nadia Vitali
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Credit: NASA/JHUAPL/SwRI
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I ghiacciai che caratterizzano la superficie di Plutone, con tutte le loro caratteristiche e particolarità, sono stati oggetto di uno studio curato da Tanguy Betrand e François Forget, ricercatori presso il Laboratoire de Météorologie Dynamique di Parigi, autori di un articolo pubblicato dalla rivista Nature. Per le analisi, gli scienziati si sono serviti dei dati raccolti dalla sonda New Horizons della NASA ma anche di simulazioni elaborate allo scopo di comprendere e spiegare in che modo le specificità climatiche di Plutone favoriscano la condensazione dell'azoto.

Il particolare, le osservazioni erano dirette a quella regione dalla forma di cuore chiamata Sputnik Planum e alla sua spessa crosta di ghiaccio di azoto e monossido di carbonio; per comprenderne origini e formazione, gli scienziati hanno creato dei modelli che simulano la circolazione atmosferica sul Pianeta nano negli ultimi 50.000 anni terrestri (circa 200 orbite complete di Plutone attorno al Sole). A partire dagli esordi e osservando tutte le evoluzioni dell'atmosfera, orbita dopo orbita, è stato possibile rilevare che, se Plutone fosse stato una sfera perfettamente regolare e liscia, avrebbe avuto una fascia di ghiaccio di azoto all'equatore o in corrispondenza dei poli ma, inserendo l'effettiva topografia del Pianeta nano al modello, emerge che un bacino profondo 4 chilometri come lo Sputnik Planum, così come altri due ampi crateri, ha gradualmente intrappolato buona parte del ghiaccio di metano, l'azoto e monossido di carbonio. Questo – spiegano gli autori – accade perché l'atmosfera di Plutone risulta meno rarefatta ad altezze inferiori, rendendo possibile la condensazione del ghiaccio in regioni, appunto, come lo Sputnik Planum.

Oltre a spiegare il modello di circolazione del ghiaccio superficiale di Plutone, le nuove simulazioni mostrano anche quali sono stati i più sostanziali cambiamenti del Pianeta nano e della sua pressione atmosferica. Il gruppo di ricerca ha anche effettuato delle proiezioni che, per la prossima decade, vedono la pressione atmosferica diminuire assieme al ghiaccio attualmente visibile nell'emisfero nord, per ragioni stagionali: se verrà verificata, sarà la conferma del fatto che il modello funziona.

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