Perché per il richiamo servirà solo mezza dose del vaccino Covid di Moderna
L'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha dato il via libera al richiamo o booster per il vaccino anti Covid “Spikevax” di Moderna. Come emerso dai risultati delle indagini condotte dalla società biotecnologica americana, a sei mesi dalla seconda dose i titoli anticorpali neutralizzanti degli immunizzati risultano in diminuzione; tuttavia, grazie al richiamo vengono ripristinati i livelli di anticorpi evidenziati dopo la conclusione del ciclo vaccinale di base (due dosi). L'EMA sottolinea che un tale richiamo a 6 – 8 mesi dopo la seconda dose può essere presa in considerazione per tutti gli adulti di età pari o superiore ai 18 anni, al fine di mantenere una efficace risposta del sistema immunitario contro l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Va tenuto presente che la dose di richiamo o booster del vaccino Spikevax è pari a 50 microgrammi, esattamente la metà della dose standard prevista nel ciclo vaccinale di base. Gli studi che hanno evidenziato l'incremento di anticorpi neutralizzanti dopo il richiamo sono stati infatti condotti col dosaggio dimezzato, più che sufficiente per “risvegliare” il sistema immunitario e spingerlo a produrre immunoglobuline neutralizzanti contro il patogeno pandemico.
In precedenza il comitato per i medicinali umani (CHMP) dell'EMA era giunto ad analoghe conclusioni per il richiamo col vaccino anti Covid “Comirnaty” di Pfizer-BioNTech, anch'esso a RNA messaggero come lo Spikevax di Moderna. A differenza di quest'ultimo non sono state previste riduzioni di dosaggio, anche per via del fatto che la dose standard del Comirnaty è di 30 microgrammi, contro i 100 microgrammi dello Spikevax. L'EMA ha raccomandato una dose extra dei due vaccini anti Covid a RNA messaggero per tutte le persone con sistema immunitario indebolito (immunodepresse) a 28 giorni dalla seconda dose. Va tenuto presente che questa dose addizionale non ha a nulla a che vedere col richiamo o booster periodico, che ha appunto il ruolo di mantenere efficace nel tempo la risposta immunitaria. La cosiddetta “terza dose”, già somministrata anche in Italia, come specificato anche dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è a conclusione del ciclo vaccinale di base per quei soggetti che si trovano in una condizione di immunosoppressione clinicamente rilevante, come nel caso di chi ha ricevuto un trapianto d'organo e deve assumere farmaci immunosoppressori per ridurre il rischio di rigetto.
Il richiamo o booster, come sottolineato anche dal presidente dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) Silvio Brusaferro, è verosimile che spetterà a tutti noi. Al momento è previsto solo per le persone che hanno superato una determinata età, operatori sanitari esposti al rischio di contagio, pazienti fragili di tutte le età e altre categorie, ma come indicato è molto probabile che sarà estesa a tutta la popolazione. La somministrazione del richiamo è prevista ad almeno sei mesi dalla seconda dose. Un caso particolare potrebbe riguardare chi ha ricevuto il vaccino anti Covid monodose di Johnson & Johnson, la cui efficacia diminuisce nel giro di pochi mesi e dunque il richiamo sarà previsto in tempi più brevi e con priorità, come preannunciato a Radio Capital anche dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Chi l'ha ricevuto otterrà un richiamo con uno dei due vaccini anti Covid a mRNA, lo Spikevax o il Comirnaty.