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Perché non dobbiamo farci togliere il suolo da sotto i piedi

Il 5 dicembre ricorre la Giornata Mondiale del Suolo, una buona occasione per ricordare quanto la nostra Terra ha bisogno di noi.
A cura di Nadia Vitali
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Genova, una voragine aperta nella strada lo scorso novembre a seguito dell'alluvione che ha colpito la Liguria
Genova, una voragine aperta nella strada lo scorso novembre a seguito dell'alluvione che ha colpito la Liguria

Trascurato per troppo tempo, lasciato in balia dei bisogni di un'umanità niente affatto lungimirante che ne ha sfruttato la fondamentale importanza senza tuttavia comprenderne a fondo le potenzialità e danneggiandolo irreversibilmente nell'arco di pochi decenni, il suolo oggi soffre come il resto del Pianeta. Il suolo non è esclusivamente il punto di appoggio per il nostro cemento o il ventre caldo che accoglie quello che non ci serve più : da esso dipende la nostra alimentazione, il clima, la biodiversità della Terra. Ma abbiamo come l'impressione di essercene accorti con un po' di ritardo. Ecco perché ogni anno, da un po' di tempo a questa parte, il mondo dedica la giornata del 5 dicembre al suolo: per mantenere desta l'attenzione sulle criticità legate a questo aspetto fondamentale delle nostre vite. Ma perché il suolo è così importante?

Perché ci tiene "fermi"

La Giornata Mondiale del Suolo in Italia assume un significato particolare dato che, ormai da anni, abbiamo compreso il nostro sia il Paese del dissesto idrogeologico, la terra dei disastri che "si potevano evitare" ma che, a volte con puntualità esasperante, si ripresentano con la medesima furia devastatrice. L'Italia vive in uno stato di «emergenza permanente» legato in primo luogo allo stanziamento di risorse indispensabili per la prevenzione: numeri bassissimi – Legambiente parlava due anni fa di un 2,6% di quelle ritenute necessarie e c'è ragione di credere che le cose non siano molto cambiate nel frattempo – per una "messa in sicurezza" del Paese che tarda a realizzarsi. E così, ogni autunno (ma non solo) si fa la conta dei danni, economicamente ben più gravosi dei costi legati alla prevenzione e spesso accompagnati anche a drammatici episodi di perdite di vite umane.

"Messa in sicurezza" significa diverse cose: da una parte provvedere, attraverso la manutenzione sul territorio, ad adattare quanto già esiste ai sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, talvolta anche rimediando a interventi del passato che sono stati portatori di conseguenze nefaste. Dall'altra, però, porre un limite non valicabile al consumo dei suoli che nei prossimi vent'anni continuerà a far sparire 75 ettari di terreno al giorno, in un Paese già caratterizzato da un'elevatissima concentrazione di centri urbani, non sempre collocati in zone del tutto sicure.

Perché ci fa mangiare, vestire e camminare

«Ci sono più organismi in un cucchiaio di terra che persone sul nostro Pianeta». Il suolo è la riserva di almeno un quarto della biodiversità del Pianeta e, per questo, richiede la medesima attenzione di quella che si trova al di sopra di esso: del resto i suoli giocano un ruolo fondamentale nel ciclo dell'acqua, provvedendo a purificare l'oro blu dal quale dipende la nostra stessa sopravvivenza. Il buono stato del suolo è fondamentale non soltanto per la nostra alimentazione, che per il 95% proviene interamente da esso, ma anche per la produzione delle fibre che ci occorrono per vestirci. E dal suolo, grazie ai microrganismi che lo popolano, estraiamo anche i nostri carburanti, purtroppo ancora indispensabili per tutte le nostre attività dal momento che ancora non siamo in grado di sostituire tutto con fonti di energia alternative.

Purtroppo l'impoverimento del terreno è un fenomeno in crescita che coinvolge il 33% del suolo totale del nostro Pianeta: secondo gli esperti ci restano soltanto sessant'anni di strato superficiale di suolo. Se considerate che per ricrearne appena 2 o 3 centimetri c'è bisogno di circa un millennio, comprenderete che la preoccupazione è legittima: ma la buona notizia c'è ed è che oltre la metà dei nostri rifiuti domestici possono finire (e fortunatamente sempre più spesso ci finiscono) nel circuito del compostaggio, fornendo così l'indispensabile nutrimento al suolo.

Infografica FAO
Infografica FAO

 Perché è la nostra "madre"

Gli antichi lo hanno sempre saputo. In tempi remoti, quando l'uomo era più che mai legato alla natura temendone le furia e ammirandone stupito la grandezza, la terra era la Madre, colei che dava la vita, spesso raffigurata in celeberrime statuette neolitiche chiamate veneri steatopigie, in ragione dei loro attribuiti sessuali molto pronunciati. Una divinità, insomma, alla quale andava tributato il giusto onore per cercare di accattivarsene le grazie evitandone così i malumori: e, forse, questo atteggiamento di rispetto andrebbe in qualche modo recuperato se vogliamo fare in modo che la sua "rabbia vendicatrice" non si abbatta su di noi come sempre più spesso accade.

[infografica FAO]

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