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Covid 19

Perché l’idea di isolare gli anziani non ha alcun senso

Inammissibile pensare di attuare misure di isolamento in base all’età: le ipotesi matematiche, comprese quelle legate alla pandemia, possono renderci dei dilettanti qualsiasi quando non si prendono in considerazione le variabili in gioco.
A cura di Valeria Aiello
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Tocchiamola piano. Quella di isolare gli anziani anziché adottare misure restrittive che coinvolgano l’intera popolazione italiana è un’idea che non ha alcun senso. Eppure in questi giorni si sta facendo gran parlare dell’ipotesi di ridurre l’impatto della pandemia isolando gli anziani e i più fragili. “Un’opzione che – ritiene uno studio dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale – permetterebbe di ridurre la mortalità diretta per Covid del 74% se si isolassero gli ultra-settantenni e del 91% bloccando anche gli over 60”. In altre parole, il cosiddetto lockdown selettivo consentirebbe di passare da un eccesso di mortalità di 460mila persone senza isolamento, a circa 120mila fermando gli over 70 e a 43mila se la misura venisse allargata anche agli ultrasessantenni.

Grandioso, verrebbe da dire, chiedendosi come mai nessuno ci abbia ancora pensato. La matematica, compresa quella del contagio, è la scienza perfetta, ma la fredda legge dei numeri può renderci dei dilettanti qualsiasi quando non si prendono in considerazione le variabili in gioco. La prima, senza voler andare troppo per il sottile, è quella relativa alla strategia: ammesso di voler attuare l’isolamento selettivo di una parte della popolazione, quale sarebbe il luogo dove il rischio di contagio può essere considerato zero?

Non certo le nostre case, dove la presenza di altri familiari non può essere esclusa. Così come le Rsa che, come visto nella fase 1, sono state una drammatica fucina di casi letali. E anche pensando a strutture ricettive ad uso esclusivo, non sarebbe più semplice dedicarle ai positivi obbligati a rispettare misure di isolamento anziché relegare a tempo indeterminato gente sana ma colpevole di appartenere a una fascia di un’età a più alto rischio?

Evidentemente, i dubbi sulla possibilità di attuazione di un lockdown selettivo superano di gran lunga l’effetto delle restrizioni che già conosciamo e che, piacciano o no, hanno già dimostrato di poter “piegare” la curva del contagio. Per non parlare degli aspetti legati ai sacri diritti delle libertà individuali che verrebbero violati solo per quella parte di popolazione che, per assurdo, li ha consegnati alle generazioni più giovani.

Principi inderogabili di una società che non può permettersi di fare distinzioni di classe e di genere, inaccettabili in Paesi come il nostro e che sarebbero ancora più complicate da accettare per le caratteristiche del nostro tessuto sociale. Se l’alternativa dovesse essere quella di bloccare anziani e più fragili per inseguire l’utopia di un contagio zero, non sarebbe più logico estendere a tutti questa “miracolosa” possibilità?

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