Perché le trombosi dopo i vaccini Astrazeneca e Johnson & Johnson riguardano per lo più le donne
Non è ancora noto perché i rari casi di trombosi dopo i vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson riguardino per lo più le donne sotto i 60 anni, ma alcuni fattori possono aiutare a comprendere il motivo di questa differenza. A chiarirli è un portavoce della Società Spagnola di Chirurgia Vascolare, Rodrigo Rial, specialista in angiologia e chirurgia vascolare dell’Ospedale universitario HM Terrelodones di Madrid, che ha indicato perché le giovani donne possono essere più suscettibili a sviluppare questa grave complicanza.
Casi per lo più in giovani donne
Finora, la reazione è osservata entro due settimane dalla somministrazione dei vaccini anti-Covid in sei casi su 6,8 milioni di dosi di Johnson & Johnson negli Stati Uniti (meno di 1 episodio su un milione persone) e in 222 casi su 35 milioni di dosi di Astrazeneca (circa 1 caso ogni 175mila immunizzati) in Europa e Regno Unito. Negli Usa, dove tutti i sei casi hanno riguardato donne tra i 18 e 48 anni, le autorità hanno raccomandato di sospendere la vaccinazione con Johnson & Johnson, analogamente a quanto accaduto in Europa con Astrazeneca, dove la maggior parte dei casi si è verificata in donne di età inferiore ai 60 anni, portando le autorità regolatorie dei Paesi membri a decidere in ordine sparso nuove indicazioni sull’uso nelle diverse fasce di età.
Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine che documenta una serie di case report in cui si sono osservati eventi trombotici associati a un basso numero di piastrine dopo l’inoculazione del vaccino di AstraZeneca, ha fatto luce su questo evento avverso, sottolineando “la similitudine del quadro clinico con quello della trombocitopenia grave indotta da eparina, un noto disturbo protrombotico causato da anticorpi attivatori delle piastrine che riconoscono complessi multimolecolari tra i fattori piastrinici 4 (PF4) cationici, cioè con carica positiva, e l’eparina anionica, cioè con carica elettrica negativa”. Tuttavia, a differenza della situazione osservata in seguito alla somministrazione di eparina, le persone colpite da questa particolare patologia dopo la vaccinazione – per cui è stato coniato il nome di trombocitopenia immunitaria indotta da vaccino (VITT) – i pazienti vaccinati non avevano ricevuto alcuna eparina per spiegare la successiva comparsa di trombosi e trombocitopenia.
In sintesi, in tutti gli undici casi analizzati nello studio, i pazienti vaccinati hanno mostrato una risposta auto-immune che ha generato anticorpi in grado di legarsi selettivamente a una proteina sulla superficie delle piastrine, chiamata fattore piastrinico 4. Questo legame attiva le piastrine, che a loro volta iniziano a legarsi tra loro, formando coaguli nel sangue. Nove degli undici pazienti esaminati nello studio erano donne, e la maggior parte ha mostrato coaguli nei vasi sanguigni del cervello e dell’addome.
Al momento, si ipotizza che a determinare la reazione auto-immune possa essere il veicolo virale utilizzato dai vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson, ovvero due diversi tipi di adenovirus, il primo derivato da un virus del raffreddore nei scimpanzé e il secondo da un adenovirus umano, entrambi resi incapaci di replicarsi. Almeno altri due vaccini anti-Covid approvati in altri Paesi impiegano adenovirus: il russo Sputnik e il cinese Cansino, sebbene per ora non siano stati segnalati eventi avversi. “Oggi non abbiamo accesso alle informazioni sugli effetti collaterali di questi due vaccini” ha spiegato Federico Martinon-Torres, membro del comitato consultivo sui vaccini dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Perché le donne sono le più colpite
Come premesso, non è ancora stato esattamente chiarito perché la VITT colpisca principalmente le giovani donne, ma tra i diversi fattori possono fornire una spiegazione. “In primo luogo, le donne soffrono più degli uomini di malattie autoimmuni, e più sono giovani, più il loro sistema immunitario è attivo e suscettibile a una complicanza come questa” ha spiegato a El Pais il professor Rial, aggiungendo un altro fattore di rischio che riguarda solo alcune giovani donne.
“La pillola contraccettiva aumenta il rischio di trombi” con una probabilità associata alla pillola che è di gran lunga maggiore di quello della vaccinazione. “Circa una donna su 1.000 che assumono il contraccettivo soffre di coaguli, mentre il rischio tra le vaccinate è di un caso ogni 175mila vaccinazioni”. In condizioni normali, la trombosi del seno cavernoso cerebrale, il tipo più comune di coaguli osservato nelle persone vaccinate con AstraZeneca e Janssen, è “molto più frequente nelle donne sulla trentina” tra le quali si registrano tre casi su quattro, ha aggiunto Martinón-Torres. A questi fattori si aggiunge il bias di chi ha ricevuto il vaccino AstraZeneca, che di solito le persone sotto i 60 anni, pertanto più casi possono essere osservati tra le donne più giovani.