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Perché la variante Omicron si chiama così

L’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha designata come nuova variante di preoccupazione, assegnandole una lettera dell’alfabeto greco per evitare confusione e stigma.
A cura di Valeria Aiello
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Particelle del coronavirus su cellule. Credit: NIAID
Particelle del coronavirus su cellule. Credit: NIAID

Il nuovo termine entrato nel lessico della pandemia è Omicron, la variante B.1.1.529 emersa in Sudafrica e segnalata in diversi Paesi in Europa e in Italia, che prende il nome della quindicesima lettera dell’alfabeto greco, secondo il sistema di denominazione introdotto dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) lo scorso maggio per rendere la comunicazione sulle varianti più semplice e meno confusa. Anche altre varianti, come ad esempio Delta, emersa in India e meno nota come B.1.617.2, deve il suo nome a una lettera dell’alfabeto greco.

Salgono a cinque le variantidi preoccupazione” secondo l’OMS, ciascuna designata con una lettera greca, Alfa, Beta, Gamma, Delta e Omicron. Altre varianti emerse e segnalate con lettere greche sono “varianti di interesse”, Lambda e Mu. Nella classificazione della nuova variante B.1.1.529, l’OMS ha anche saltato due lettere prima di Omicron, “Nu”, che in inglese sarebbe facilmente stato confuso con new, nuovo, e “Xi”, forse evitato perché è un cognome comune.

Le varianti di preoccupazione (VOC) designate dall'OMS
Le varianti di preoccupazione (VOC) designate dall'OMS
Le varianti di interesse (VOI) designate dall'OMS
Le varianti di interesse (VOI) designate dall'OMS

L’Agenzia delle Nazioni Unite ha promosso il sistema di denominazione come semplice e accessibile, a differenza dei nomi scientifici che “possono essere difficili da ricordare e facilmente confusi”. I ricercatori concordano con l’OMS, che prima che fosse annunciato il sistema di denominazione con le lettere greche, trovandosi ad esempio a dare spiegazioni sulle varianti B.1.1.7 e B.1.351, ora conosciute come Alfa e Beta, hanno parlato di variante emersa nel Regno Unito e di variante emersa in Sudafrica, con il rischio di descriverle come la variante inglese e quella sudafricana. Una pratica, quella di descrivere le varianti in base ai luoghi in cui sono state rilevate ritenuta “stigmatizzante e discriminatoria” dall’OMS, che ha incoraggiato le autorità e i media ad adottare le nuove classificazioni.

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