Perché la variante Omicron provoca sintomi Covid lievi: la spiegazione del virologo Pregliasco
La nuova variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 emersa in Sudafrica preoccupa esperti e governi a causa delle peculiari caratteristiche genetiche, con ben 32 mutazioni posizionate sulla proteina S o Spike, quella sfruttata dal patogeno per legarsi alle cellule umane, invaderle e avviare il processo che determina la malattia (COVID-19). Al momento, come evidenziato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non è ancora chiaro se possa essere più aggressiva – anche se i sintomi segnalati fino ad oggi sono lievi – e soprattutto se sia in grado di eludere le difese immunitarie, sia quelle innescate dalla vaccinazione anti Covid che quelle quelle derivate da precedenti infezioni naturali. Sarà fondamentale attendere i risultati dei test di neutralizzazione condotti in laboratorio e altri studi per conoscere meglio la nuova forma del patogeno pandemico, contro cui combattiamo da circa due anni. Per capire quali sono le peculiarità e i rischi legati alla nuova variante di preoccupazione (VOC) abbiamo contattato il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale di Milano e Direttore Sanitario dell'IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi del capoluogo lombardo. Ecco cosa ci ha detto.
Professor Pregliasco, innanzitutto le chiediamo se è preoccupato dall'emersione della nuova variante Omicron
Preoccupato nel senso che bisogna reagire. È un fatto atteso e per certi versi naturale, fisiologico nella tendenza peculiare di questo virus, che come i virus dell'influenza ha una sua instabilità. E questa instabilità in questo caso gioca a favore del virus, perché sfrutta quel meccanismo darwiniano del caso e della necessità per avvantaggiarsi. Cioè, l'applicazione oggettiva di questi errori, tentativi, durante la replicazione. Perché il virus non ha un'intelligenza per mutare, è semplicemente instabile. I virus come gli Orthomixovirus dell'influenza e i Coronavirus sono più instabili rispetto ad altri. Quello che si vede e che possiamo dire in senso prognostico è che sembrerebbe acclarato che la variante sia molto più diffusiva e contagiosa, ma c'è di buono che la casistica delle infezioni – che però non è molta – sembra lieve.
Per quale motivo la variante Omicron potrebbe determinare infezioni lievi?
La proteina Spike è formata da due parti: S1, la parte esterna, diciamo il “gancio” vero e proprio, e l'S2, che è la base. Nella variante Omicron sembrerebbe ci siano variazioni soprattutto nell'S1, che è la parte che – diciamo così – facilita la contagiosità. Non ci sono invece nella S2, il “gambo” di questo uncino, che è la parte che invece se cambiata è responsabile dell'aggressività. Questa è una bella notizia. Può capitare come si è verificato col SARS-CoV-2 una situazione peggiore del normale, rispetto al SARS che conoscevamo, però la tendenza è quella di parassitare in modo delicato l'ospite. Ebola è molto più “stupido” come virus; ammazza gli ospiti in modo orrendo e rapidamente e non ha quella facilità diffusiva che invece ha avuto il SARS-CoV-2, proprio perché la gran parte dei casi è banale. Tanto più sono banali tanto meglio è per il virus, non è che ha voglia di ammazzare l'ospite. I virus sono i parassiti più “assoluti” che ci sono; per vivere devono avere delle cellule da sfruttare. Se ne fa fuori troppe e uccide, non si diffonde più.
Pensa che la variante Omicron possa eludere i vaccini disponibili?
È interessante, bellissimo e veloce il lavoro fatto dai biologi molecolari e dei genetisti informatici, che hanno realizzato quelle belle immagini che mostrano il dato delle alterazioni dei vari nucleotidi. Ma è chiaro però che dobbiamo vedere gli effetti in laboratorio, quindi ci vorrà una settimana o due. Quelli già usciti sono dati che devono essere validati, bisogna attendere per sapere se davvero la variante Omicron sia elusiva.
Lei pensa che saremo protetti dai vaccini che abbiamo fatto o sarà necessario un aggiornamento?
Io credo che, dato che la vaccinazione non finisce qui, sarà necessario avere una formulazione aggiornata. Magari da distribuire con un approccio simile a quello del vaccino contro l'influenza, sulla base di come andranno le cose. Ad esempio, far si che debbano vaccinarsi solo i soggetti fragili, però tutto questo dipenderà dall'andamento epidemiologico.
Ritiene che questo possa essere l'ultimo “colpo di coda” della pandemia?
No. Questa pandemia va avanti a onde, come quelle generate da un sasso lanciato nello stagno, quindi le più brutte sono quelle che sono passate, ma ce ne saranno altre. Non ci sarà la fine della pandemia. Ci sarà un lento abbassamento delle onde nei momenti che facilitano i contagi come l'inverno. Come sappiamo a causa del freddo, degli sbalzi termici i virus respiratori si avvantaggiano.