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Perché la terza dose di vaccino Covid è importante

L’obiettivo del richiamo supplementare è quello di rafforzare la risposta immunitaria conferita dal ciclo vaccinale a due dosi, sulla base dei dati che mostrano un declino della protezione nel lungo periodo nei soggetti più anziani e nelle persone vulnerabili.
A cura di Valeria Aiello
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La terza dose di vaccino anti Covid, che in Italia sarà inizialmente destinata alle persone immunocompromesse, verrà somministrata anche nel Regno Unito, dove sarà offerta a tutti gli over 50 e ai fragili a partire dalla prossima settimana. L’obiettivo è quello di rafforzare la risposta immunitaria conferita dal ciclo vaccinale a due dosi, sulla base dei dati finora disponibili e che mostrano un calo della protezione nel lungo periodo.

Via libera UK alla terza dose

Decisivi, nel caso del Regno Unito, i dati pubblicati martedì dal Public Health England che hanno messo in evidenza la diminuzione dell’efficacia dei vaccini nel tempo, in termini di protezione dall’infezione sintomatica e dal rischio di ospedalizzazione e morte. La riduzione, mostrano i dati per gruppi di età e categorie di persone, è risultata più veloce negli anziani e le persone con condizioni di salute preesistenti.

Efficacia nel tempo dei vaccini Covid contro l'infezione sintomatica, l'ospedalizzazione e il ricovero / PHE
Efficacia nel tempo dei vaccini Covid contro l'infezione sintomatica, l'ospedalizzazione e il ricovero / PHE

La somministrazione della terza dose “garantirà che la protezione fornita dai vaccini sarà mantenuta nei mesi invernali in coloro che sono maggiormente a rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19” ha indicato il PHE, con l’obiettivo di evitare un’ulteriore pressione negli ospedali durante l’inverno. Gli esperti del Dipartimento della salute britannico hanno infatti previsto una ripresa dell’influenza e di altre infezioni respiratorie, oltre l’ondata invernale di coronavirus, come conseguenza della rimozione completa delle restrizioni decretata dal governo Johnson lo scorso luglio.

Come nei Paesi che hanno deciso la somministrazione di dosi booster, la campagna del Regno Unito si baserà principalmente sul vaccino di Pfizer, anche se ad alcune persone verrà offerta una mezza dose di Modernaa seguito di prove scientifiche che dimostrano che entrambi i vaccini forniscono una forte risposta di richiamo”. La somministrazione, aggiunge il Dipartimento della Salute britannico, sarà indipendente dal vaccino utilizzato per il primo ciclo vaccinale, ma qualora nessuno di questi due vaccini possa essere utilizzato, perché ad esempio esiste un’allergia ai componenti di uno dei due vaccini, il Comitato consultivo britannico (JCVI) ha consigliato di utilizzare il vaccino di Astrazeneca per coloro che hanno ricevuto questo siero per la prima e la seconda dose.

Il professor Saul Faust dell’Università di Southampton, ricercatore capo della sperimentazione clinica che è alla base dei dati utilizzati dal Comitato consultivo del governo del Regno Unito, ha affermato che le dosi booster hanno aumentato “di diverse volte” gli anticorpi e l’immunità cellulare contro il virus Sars-Cov-2. Le dosi utilizzate sono quelle standard, ovvero quelle già impiegate per il primo ciclo vaccinale, sebbene alcune aziende stiano lavorando all’aggiornamento delle formulazioni affinché possano affrontare contro nuove varianti. Gli scienziati ritengono però che questo “aggiornamento” non sarà necessario. “Le versioni originali sviluppate per il ceppo Wuhan offrono ancora un’ottima protezione – ha affermato il professor Faust – . Sospetto che non dovremo cambiare i vaccini per Delta”.

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