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Perché la tecnica a mRna dei vaccini Covid sarà il futuro anche dopo la pandemia

Sull’onda del successo clinico, potrebbe rivoluzionare la produzione di vaccini contro altri patogeni, dall’influenza stagionale all’HIV, permettendo di sviluppare terapie di nuova concezione molto più velocemente rispetto agli approcci tradizionali.
A cura di Valeria Aiello
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La nuova tecnologia dell’Rna messaggero (mRna) utilizzata come arma efficace contro il coronavirus potrebbe rivoluzionare la futura produzione di vaccini contro altri patogeni e lo sviluppo di terapie di nuova concezione. Il successo clinico dei due sieri anti-Covid – uno del gigante farmaceutico Pfizer sviluppato dalla società tedesca BioNTech, e l’altro realizzato dalla statunitense Moderna – ha infatti permesso a questa tecnologia di affermarsi come strumento promettente nello sviluppo di nuovi farmaci e soprattutto di sbarazzarsi definitivamente delle preoccupazioni associate in primo luogo all’instabilità dell’mRna che finora hanno limitato il suo impiego come alternativa agli approcci tradizionali basati virus inattivati o attenutati, nonché su vettori a Dna o proteine.

L’idea di impiegare le informazioni genetiche dell’Rna messaggero nei vaccini è nata nel secolo scorso ma dietro al successo dei nuovi prodotti anti-Covid ci sono anni di studio e investimenti miliardari. In particolare, sono stati tre gli importanti progressi che hanno consentito all’mRna di diventare un valido strumento terapeutico, a partire dall’ottimizzazione della tecnica che ha portato alla creazione di sequenze più stabili, cui è seguito lo sviluppo delle nanoparticelle lipidiche che avvolgono l’mRna per proteggerlo, e un terzo step che ha permesso di stabilizzare l’impiego di una determinata proteina di un virus, come la proteina Spike che Sars-Cov-2 utilizza per legare le cellule e penetrare al loro interno.

Nel complesso, questo ha condotto allo sviluppo di piattaforme a mRna in grado di codificare e produrre velocemente migliaia di molecole, con il principale vantaggio di poter essere adattate rapidamente a diverse malattie, poiché la produzione del cosiddetto antigene “bersaglio” non avviene in cellule ospiti ma è sufficiente conoscerne soltanto la sequenza genetica per la progettazione di un candidato vaccino. “Dopo il sequenziamento di Sars-Cov-2, nel gennaio del 2020, abbiamo messo a punto il vaccino in due settimane” ha detto Noubar Afeyan, cofondatore e presidente di Modena, in una recente intervista a Corriere della Sera.

Un risultato senza precedenti che, a fronte della comparsa di nuove varianti del coronavirus, permetterà di modificare il vaccino in un paio di settimane o meno. Moderna, tra l’altro, ha già avviato una serie di programmi che sfruttano il processo di codifica dell’mRna per nuovi farmaci, di cui uno riguarda un nuovo vaccino antinfluenzale per cui si attende che possa raggiungere un’efficacia molto più alta rispetto al 50-60 percento offerta da quelli attualmente disponibili. “Oltre all’antinfluenzale, stiamo studiando un vaccino contro il citomegalovirus e in futuro vorremmo concentrarci sull’HIV – ha spiegato Afeyan – . Penso che questa tecnologia resterà protagonista anche in futuro”.

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