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Perché la strategia Covid della Svezia non ha portato all’immunità di gregge

Consentire il contagio incontrollato nella popolazione è un errore pericoloso e non supportato da alcuna prova scientifica. Anziché porre fine alla pandemia, tale approccio si traduce in un numero inaccettabile di morti, come accaduto per molte malattie infettive prima dell’arrivo dei vaccini. E come sta accadendo in Svezia, dove la mortalità è dieci volte più alta rispetto alla vicina Norvegia.
A cura di Valeria Aiello
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Fin dai primi mesi della pandemia di Covid-19, l’approccio della Svezia è stato oggetto di numerose critiche. Ultima, in ordine di tempo, è quella arrivata addirittura dal Re Carlo XVI Gustavo che, durante la diretta tv del tradizionale appuntamento di fine anno, ha fatto un discorso senza precedenti. “Abbiamo fallito – sono state e sue parole – . Abbiamo un numero di morti altissimo e questo è terribile”. Quella conosciuta come “strategia Tegnell”, dal nome dell’epidemiologo del governo Andrers Tegnell che ha scelto di non imporre ai cittadini svedesi un lockdown ma solo poche "raccomandazioni”, si è trasformata in una seconda ondata che lo stesso premier Stefan Lofven ha definito “più travolgente di quanto fossimo preparati a vedere”.

L'immunità di gregge secondo la Svezia

La mortalità svedese e il numero assoluto di contagi e vittime continuano ad essere diverse volte più alti rispetto a quelli degli altri Paesi scandinavi. Nonostante questo, secondo quanto emerso da uno scambio di e-mail recuperato dalla stampa svedese, l’epidemiologo Tegnell punta in ogni caso al raggiungimento dell’immunità di gregge già dal marzo scorso. In alcune comunicazioni inoltrate al suo omologo finlandese, Mika Salminen, e al capo dell’Agenzia sanitaria svedese, Tegnell ha addirittura girato un’e-mail pervenuta da un medico in pensione che suggeriva che un modo per affrontare l’epidemia sarebbe quello di consentire a persone sane di contrarre l’infezione. “Un modo per raggiungere più rapidamente l’immunità di gregge sarebbe quello di mantenere le scuole aperte” suggeriva Tegnell. Salimen avrebbe però risposto che l’agenzia sanitaria finlandese aveva già preso in considerazione questo aspetto, rifiutandolo perché “nel tempo, i bambini continueranno a diffondere l’infezione” ad altre fasce d’età. D’altra parte, secondo quanto riportato da Salminen, il modello finlandese aveva suggerito che la chiusura delle scuole avrebbe ridotto la diffusione del coronavirus di circa il 10% tra gli anziani. “Un 10% può valere la pena?” avrebbe risposto Tegnell, chiedendo se un tale tasso di mortalità potesse essere accettabile.

Al di là delle polemiche sollevate da questi messaggi, nel mese di dicembre il Governo svedese ha fatto un parziale dietrofront, chiudendo le scuole superiori fino al 6 gennaio, vietando gli assembramenti e il consumo di alcolici dopo le 20. Quanto all’immunità di gregge, nonostante le stime delle autorità che a maggio indicavano che il 40% della popolazione di Stoccolma era già stata contagiata, diversi studi hanno riscontrato che la protezione indotta dall’infezione naturale rimane relativamente bassa. Anche un articolo pubblicato la scorsa settimana sul Journal of Royal Society of Medicine ha concluso che “la preziosa immunità di gregge della Svezia non è in vista”. Ciò che invece è sotto gli occhi di tutti, è il fallimento di una strategia che, numeri alla mano, ha fatto dieci volte più vittime nel confronto con la Norvegia.

A cosa porta il contagio incontrollato

Chiaramente, sostenere il contagio incontrollato per sviluppare l’immunità di gregge “è un errore pericoloso e non supportato alcuna prova scientifica” si legge in un altro recente studio pubblicato su The Lancet. “Qualsiasi strategia di gestione della pandemia basata sull’immunità da infezioni naturali per Covid-19 è un errore. La trasmissione incontrollata nei giovani rischia un significativo tasso di malattia e mortalità in tutta la popolazione. Oltre al costo umano, questa avrebbe un impatto sulla forza lavoro nel suo complesso e finirebbe per sopraffare la capacità dei sistemi sanitari di fornire cure intensive e di routine. Inoltre – sottolineano gli esperti – , non ci sono prove di un’immunità protettiva duratura contro Sars-CoV-2 a seguito di infezione naturale, e la trasmissione endemica che sarebbe la conseguenza del declino dell’immunità rappresenterebbe un rischio per le popolazioni vulnerabili per un futuro indefinito”.

In altre parole, il percorso per raggiungere l’immunità di gregge attraverso il contagio si traduce “nell’andare come un gregge di pecore verso il disastro” ha detto il matematico Marcus Carlsson. Anziché porre fine alla pandemia, tale strategia si traduce in un numero inaccettabile di malati e morti, come accaduto per molte malattie infettive prima dell’arrivo dei vaccini. Nell’attesa dunque delle campagne di vaccinazione e di terapie sicure ed efficaci, il modo migliore per proteggere la società e l’economia è uno solo, quello di contrastare la diffusione del virus nella comunità con misure adeguate e robuste risposte di salute pubblica. In questo contesto “non possiamo permetterci distrazioni – è il rinnovato appello della scienza – . È  essenziale agire con urgenza sulla base di prove”.

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