Perché la bomba atomica della Corea del Nord fa paura
Si può capire molto sulle reali intenzioni del programma nucleare della Corea del Nord leggendo attentamente i “segni” lasciati dal test del 12 febbraio. Anche se il regime di Pyongyang non ha infatti reso note notizie più precise sulla bomba testata, gli scienziati conoscono bene i test nucleari e sanno come interpretarli. E le notizie che vengono dalla Corea del Nord non sono, questa volta, molto buone. Mentre nel primo test realizzato nell’ottobre 2006 l’arma testata risultò della potenza di appena 1 chilotone, tale da distruggere al massimo qualche edificio, considerando che “Little Boy”, la bomba di Hiroshima, aveva una potenza di 15 chilotoni, nel successivo test del 2009 dopo qualche difficoltà fu possibile confermare una potenza di circa 5 chilotoni. Negli ultimi anni, però, si sono aggiunti altri segnali inquietanti, tra cui due possibili test nucleari clandestini sfuggiti alla comunità internazionale. Va inoltre ricordato che solo poche settimane fa la Corea del Nord è riuscita a mandare in orbita il suo primo satellite. Facendo seguito a una serie di test missilistici a lunga gittata, il regime di Pyongyang ha dimostrato di possedere ormai la tecnologia dei missili balistici intercontinentali. E con quest’ultimo test ha rivelato al mondo di possedere, verosimilmente, testate nucleari che possono essere installate a bordo di tali missili.
Gli ICBM – Difatti, le prime bombe realizzate dagli Stati Uniti, come quelle che colpirono Hiroshima e Nagasaki, erano molto grosse e pesanti. Furono necessari imponenti bombardieri per trasportarle sul punto di rilascio. Negli anni successivi, le grandi potenze nucleari hanno lavorato per ridurre la grandezza delle testate (aumentandone allo stesso tempo la potenza). Nella seconda metà degli anni ’50 gli Stati Uniti raggiunsero la capacità di installare testate nucleari in cima agli ICBM, i missili balistici intercontinentali. Lanciati da silos sul territorio americano, potevano raggiungere gli obiettivi programmati su tutto il territorio sovietico viaggiando ad altezze tali da risultare non intercettabili dalla contraerea. Da allora, una potenza nucleare che si rispetti sa che deve raggiungere questo livello per rendere credibile il proprio arsenale atomico. E la Corea del Nord potrebbe esserci riuscita.
Una bomba da 10 chilotoni – L’organizzazione che sorveglia il rispetto del trattato che ha messo al bando i test nucleari ha reso noto che il 12 febbraio la Corea del Nord ha effettuato un test che ha prodotto un sisma di 4,9° Richter. Mentre i test nell’atmosfera sono individuabili attraverso satelliti di sorveglianza posti in orbita, i test nel sottosuolo (che risparmiano il dannoso rilascio di radiazioni) producono dei terremoti artificiali di modesta intensità avvertibili facilmente dai sismografi internazionali. Tali terremoti sono distinguibili da quelli naturali, anche se gli esperti erano da tempo informati dell’imminenza di un nuovo test nordcoreano. A quanto risulta dall’analisi degli effetti sismici, la bomba detonata ha un potenza di circa 10 chilotoni, quindi doppia rispetto a quella del 2009 e di potenza sufficiente a distruggere buona parte di un’area grande quanto Manhattan. Ciò che più preoccupa, però, è un’altra cosa. Intervistato da Scientific American, il professor Frank von Hippel, docente di sicurezza globale a Princeton, sostiene che la Corea del Nord ha dimostrato con l’ultimo test di “possedere una testata nucleare di potenza simile a quella di Hiroshima trasportabile su un missile balistico”.
Plutonio o uranio? – Questo cambia parecchie cose perché rende la minaccia nucleare di Pyongyang più credibile. Missili balistici con testate nucleari sarebbero difficilmente intercettabili da pesi come la Corea del Sud e il Giappone, da sempre obiettivi numeri uno del regime nordcoreano. E costruirebbero una reale minaccia anche per le forze americane nell’area. Una minaccia che gli Stati Uniti potrebbero ritenere intollerabile. Non è ancora chiaro, invece, se la bomba testata sia alimentata da uranio o da plutonio. Le precedenti armi, infatti, erano a plutonio. Mentre esistono forti sospetti per credere che l’ultima utilizzi l’uranio per innescare il processo di fissione nucleare che produce la detonazione. Gli scienziati attendono di individuare segnali del rilascio di gas dal sottosuolo per chiarire i dubbi, benché nell’ultimo test del 2009 la detonazione avvenne a profondità tali da non consentire il rilascio di gas radioattivo, cosa che potrebbe ripetersi anche questa volta.