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Perché gli uomini devono smettere di fumare cannabis se vogliono avere un figlio

Mettendo a confronto la “qualità” degli spermatozoi di un gruppo di consumatori abituali di cannabis con quelli di non consumatori, un team di ricerca americano guidato da scienziati dell’Università Duke ha determinato che nello sperma dei consumatori sono presenti alterazioni epigenetiche associate a disturbi dello spettro autistico, sviluppo precoce e altri disturbi neurologici. Gli scienziati sottolineano che i consumatori dovrebbero astenersi dalla cannabis per almeno 74 giorni prima di concepire con la partner, ma sarebbe meglio uno stop più prolungato.
A cura di Andrea Centini
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Le donne che desiderano avere un figlio sono caldamente invitate dai medici ad astenersi dal consumo di alcol, fumo, sostanze stupefacenti e svariati farmaci per evitare conseguenze sullo sviluppo del feto, che come evidenziato da numerose ricerche può essere compromesso. Sempre più studi indicano che anche l'uomo deve tenere uno stile di vita sano in vista del concepimento, dato che l'uso di tali sostanze può avere un impatto negativo sulla "qualità" degli spermatozoi e riflettersi sulla salute dei figli. L'ultima indagine in ordine cronologico a sottolinearlo indica che gli uomini dovrebbero astenersi dall'uso di cannabis per almeno 74 giorni, prima di mettersi all'opera. La cannabis, infatti, innesca cambiamenti epigenetici nei geni degli spermatozoi che diverse indagini hanno associato a disturbi neurologici, autismo, sviluppo precoce e altre condizioni.

A determinare che gli uomini che desiderano un figlio dovrebbero smettere di consumare cannabis è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati della Nicholas School of the Environment dell'Università Duke, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Duke Center for Genomic and Computational Biology, del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia e del Dipartimento di Psichiatria e Scienze Comportamentali dell'Università Johns Hopkins di Baltimora. Gli scienziati, coordinati dalle professoresse Rose Schrott e Susan K Murphy del Duke University Program in Environmental Health, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato gli spermatozoi di 18 consumatori di cannabis e di 24 non consumatori. All'inizio dell'indagine hanno osservato che nei campioni di sperma dei consumatori di cannabis erano presenti le alterazioni epigenetiche già evidenziate da altre indagini, associate ai sopraindicati disturbi neurologici.

I ricercatori hanno chiesto al gruppo di consumatori di cannabis di interromperne l'utilizzo per 77 giorni, al termine dei quali hanno condotto nuove analisi. Dopo 2 mesi e mezzo di astensione lo sperma dei consumatori abituali di cannabis aveva molte meno alterazioni epigenetiche di quelle osservate durante il primo test, risultando più simile a quello dei non consumatori. È stata richiesta una sospensione di 77 giorni poiché in media gli spermatozoi umani maturano in 74 giorni. “Interrompere l'uso di cannabis il più a lungo possibile, almeno per un periodo di 74 giorni prima di provare a concepire, sarebbe una buona idea”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Murphy. “Ma direi di interrompere l'uso di cannabis il più a lungo possibile prima del concepimento, che si traduce in più cicli di spermatogenesi”, ha aggiunto l'esperta, perché alcune alterazioni epigenetiche permangono anche dopo i 2 mesi e mezzo di astensione. "Risolverà tutto? Probabilmente no. Sappiamo che ci sono altri cambiamenti epigenetici emersi nel campione ‘dopo' che non capiamo ancora, e alcuni di questi cambiamenti sono preoccupanti, come il coinvolgimento di altri geni legati all'autismo", ha chiosato l'esperta, aggiungendo comunque che il campione analizzato prima dell'astensione mostrava alterazioni più significative.

In precedenza lo studio “Behavioural and epigenetic effects of paternal exposure to cannabinoids during adolescence on offspring vulnerability to stress” condotto su modelli animali aveva rilevato che il consumo cronico di cannabis può trasmettere effetti comportamentali deleteri dai padri ai figli, mentre la ricerca “Maternal cannabis use in pregnancy and child neurodevelopmental outcomes”, che ha coinvolto donne incinte, ha determinato che l'esposizione prenatale alla cannabis e ai suoi principi attivi – come il THC (tetraidrocannabinolo) – è associata a un rischio superiore di disturbi dello spettro autistico. I dettagli della nuova ricerca “Refraining from use diminishes cannabis-associated epigenetic changes in human sperm” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Enviromental Epigenetics.

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