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Perché dovremmo cominciare a usare solo mascherine FFP2

Con il sopravvento delle varianti più contagiose del coronavirus, a fare la differenza sono le armi a nostra disposizione: passare a una mascherina con maggiore efficienza filtrante fornisce più protezione.
A cura di Valeria Aiello
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Mutazioni del genoma virale, che stanno fornendo un vantaggio selettivo a Sars-Cov-2, come la maggiore trasmissibilità della cosiddetta variante inglese (B.1.1.7) che anche in Italia sta diventando quella dominante. Alcuni Paesi europei, come la Germania, hanno deciso di fronteggiare la situazione agendo anche sulle mascherine indossate dai cittadini, ritenendo le chirurgiche e quelle di stoffa non sufficienti a garantire un’adeguata protezione.

Le mascherine contro le varianti più contagiose

In Italia, nessun decreto ha imposto di indossare mascherine più performanti, anche se alcuni segnali fanno intendere che l’idea stia facendo breccia anche nel nostro Paese. Una nota di servizio del Ministero dello Sviluppo Economico, ad esempio, chiede che “giornalisti e operatori accreditati dovranno indossare mascherine tipo FFP2 per accedere alla conferenza stampa”. E anche in ambito locale, alcune ordinanze hanno disposto l’uso di mascherine certificate nei luoghi a maggior rischio contagio, indicando che davanti alla nuova impennata di contagi e alla minaccia delle varianti più contagiose serve utilizzare mascherine con una più alta capacità di filtraggio. Perché? E perché dovremmo cominciare a usarle al di là degli obblighi a livello nazionale?

Secondo gli esperti, le nuove varianti del virus rappresentano un doppio problema. Da un lato, è stato osservato che chi viene contagiato da queste varianti presenta una più alta carica virale, dunque è in grado di diffondere una maggiore quantità di virus. Dall’altro, chi entra in contatto con questo virus ha bisogno di una quantità inferiore di particelle virali per infettarsi. Pertanto, indossare mascherine con una maggiore efficienza filtrante fornisce più protezione.

I vantaggi delle mascherine FFP2

Ne parlavamo anche qui, indicando le differenze tra una mascherina di stoffa, una chirurgica e una di seconda categoria, come una FFP2 o un’omologa KN95 o N95: le prime, non rispettando alcuno standard di costruzione, non garantiscono alcuna protezione contro virus o varianti, proprio per la mancanza del filtro. Le specifiche delle altre, invece, sono ampiamente descritte, trattandosi di dispositivi definiti da norme tecniche e di sicurezza: maggiore è l’efficienza del filtro, più alta è la probabilità di intrappolare le particelle.

Rispetto alle chirurgiche, che forniscono una protezione in uscita (ovvero proteggere gli altri dai droplet respiratori), le FFP2 senza valvola sono inoltre progettate per offrire protezione sia verso chi le indossa sia verso gli altri, con una capacità filtrante delle particelle sospese nell’aria di almeno il 94% sia in entrata che in uscita. Più alti livelli di protezione sono assicurati dalle mascherine indossate dagli operatori sanitari, ovvero quelle di categoria 3 (FFP3 o N100) che, senza valvola, hanno una capacità filtrante di almeno il 99% delle particelle sospese nell’aria sia verso l’esterno sia verso chi le indossa.

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