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Perché devi fare attenzione al sole dopo i mesi a casa per le misure anti Covid

La scienziata dell’Università di Lancaster Sarah Allinson, esperta di cancro della pelle, ha spiegato che dopo i mesi di clausura e lockdown è fondamentale prestare particolare attenzione al tempo trascorso al sole e di prendere tutte le precauzioni del caso. I raggi ultravioletti possono infatti danneggiare il DNA delle cellule e innescare i tumori. Ecco i consigli della ricercatrice.
A cura di Andrea Centini
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Tra i tumori sempre più diffusi vi sono quelli della pelle, la cui incidenza, anche in Italia, negli ultimi anni sta subendo un significativo aumento. Che si tratti del più aggressivo e pericoloso melanoma maligno o dei più comuni carcinoma basocellulare della cute e carcinoma cutaneo a cellule squamose, le diagnosi continuano a crescere anno dopo anno, in particolar modo tra gli uomini. A catalizzare il rischio di cancro della pelle vi è l'esposizione al sole, i cui raggi ultravioletti (UV), oltre a favorire l'invecchiamento della pelle, possono essere assorbiti dal DNA delle cellule e danneggiarlo, innescando mutazioni e alterazioni genetiche. Se gli efficienti meccanismi di riparazione o eliminazione cellulare non funzionano, queste cellule mutate possono farci ammalare di cancro. Tale rischio è particolarmente elevato nei Paesi con tassi elevati di radiazione ultravioletta – come ad esempio quelli affacciati sul Mediterraneo – e per le persone che hanno determinate caratteristiche genetiche e fenotipiche. Dopo mesi di restrizioni e lockdown più o meno incisivi a causa della pandemia, la situazione è in netto miglioramento e la bella stagione sta per entrare nel vivo; in molti, spinti dal desiderio di ritorno alla vita e alla normalità, potrebbero trascorrere al sole molto più tempo di quanto raccomandato e senza le opportune cautele, non curandosi dei potenziali rischi.

A lanciare l'allarme sui danni causati dall'eccessiva esposizione alla radiazione ultravioletta è la professoressa Sarah Allinson, scienziata specializza in ricerca sul cancro della pelle della Divisione di Scienze Biomediche e Scienze della Vita dell'Università di Lancaster (Regno Unito). La ricercatrice in un articolo su The Conversation ha spiegato quali sono i meccanismi biologici innescati dai raggi UV in grado di scatenare i tumori e quali sono le precauzioni da prendere per ridurre al minimo i rischi. Innanzitutto, spiega la professoressa Allinson, quando i raggi ultravioletti iniziano a danneggiare il DNA delle cellule epidermiche si attivano risposte molecolari che spingono i melanociti a produrre più pigmento (melanina) per proteggere la pelle da ulteriori danni. In parole semplici, sottolinea la scienziata, l'abbronzatura che tanto ci piace in estate – e non solo, considerando la passione di molti per i lettini abbronzanti – non è altro che un “segnale della pelle danneggiata”. L'abbronzatura fornisce un fattore di protezione solare (Sun Protection Factor – SPF) equivalente al livello 4, quindi piuttosto blando e permette ancora di “bruciarsi”.

Quando i raggi UV sono molto intensi, questa prima linea di difesa può essere facilmente sopraffatta e l'organismo deve mettere in campo una ulteriore barriera: l'apoptosi cellulare. In parole semplici, sottolinea la scienziata britannica, le cellule con troppi danni al DNA vengono indotte alla morte ed eliminate, prima che tali danni possano innescare il cancro. Chi ha sperimentato le scottature estive con i frammenti di pelle morta che si staccano sa bene qual è il risultato di questo processo. In talune occasioni, tuttavia, anche questo secondo sistema di difesa viene superato e ciò innesca il cancro della cute, i cui numeri, come indicato, sono in costante crescita. Il desiderio di trascorrere intere giornate all'aperto e al sole dopo la clausura degli ultimi mesi è del tutto comprensibile e naturale, ma è fondamentale non sottovalutare i rischi che si possono correre.

La professoressa Allinson indica innanzitutto che è doveroso conoscere l'indice di raggi UV della zona che frequentiamo. Si tratta di un dato che è possibile ottenere da numerosi siti che si occupano di meteorologia, ma spesso sono le notifiche automatiche dei nostri smartphone ad avvisarci che ci troviamo in un'area con UV particolarmente elevati. Utilizzare cappelli, vestiti e una crema solare con un fattore di protezione di almeno 20 sono le prime misure da adottare per difendersi, indica la scienziata. La raccomandazione è anche quella di prestare particolare attenzione tra le 11:00 e le 15:00, quando il sole è più alto e la “pioggia” di raggi UV più significativa. Con alcune semplici precauzioni, conclude la scienziati, tutti potremo goderci le giornate di sole in sicurezza, dopo i mesi difficili durante i quali siamo stati spesso confinati a casa a causa delle norme anti Covid.

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