11.597 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Perché chi è guarito dalla Covid rischia di sviluppare coaguli di sangue

Lo suggeriscono i risultati di un nuovo studio condotto da un team di ricerca internazionale che ha indagato sulle conseguenze dell’infezione da coronavirus in pazienti che hanno superato la malattia. Ad essere implicato nella formazione dei coaguli potrebbe essere uno stato iperattivo del sistema immunitario: “Una risposta persistente può essere la probabile causa”.
A cura di Valeria Aiello
11.597 CONDIVISIONI
Immagine

Il rischio di formazione di coaguli nella circolazione sanguigna, una delle più gravi complicanze associate all’infezione da coronavirus, può colpire anche dopo aver superato la malattia. I dati indicano che circa il 2,5% dei convalescenti Covid presenta segni di trombosi a 30 giorni dalla remissione, con conseguenze potenzialmente letali, come ictus e infarti. La sequenza di eventi che porta alla formazione di questi coaguli non è stata completamente chiarita ma i ricercatori stanno iniziando ad avere maggiori informazioni su quello che probabilmente è “un circolo vizioso”, determinato da una persistente risposta immunitaria nei vasi sanguigni, come indicato da un gruppo internazionale di esperti in un nuovo studio pubblicato su eLife.

Il rischio di coaguli di sangue nei guariti Covid

L’indagine – che ha coinvolto 30 pazienti che hanno superato l’infezione da coronavirus Sars-Cov-2, di cui la metà aveva almeno un fattore di rischio cardiovascolare, tra cui ipertensione, diabete e/o iperlipidemia, e altre 24 persone tra soggetti sani e pazienti non Covid con gli stessi fattori di rischio cardiovascolare – ha permesso di indagare su ciò che accade nel lungo termine nei vasi sanguigni delle persone che hanno superato l’infezione.

In particolare, gli studiosi hanno osservato che i guariti hanno il doppio di cellule endoteliali circolanti (CEC), un marker di danno vascolare diretto, soprattutto tra chi soffre di condizioni croniche pregresse. Oltre a ciò, i ricercatori hanno anche osservato un più alto livello di proteine infiammatorie, chiamate chitochine, e un numero insolitamente elevato di cellule immunitarie, i linfociti T, specializzati nel riconoscimento delle cellule infettate dai virus sebbene l’infezione da Sars-Cov-2 non fosse più presente. Tutti segnali che, nel complesso, suggeriscono che “uno stato iperattivo prolungato del sistema immunitario possa essere implicato con la disfunzione endoteliale”.

Nel nostro lavoro mostriamo che una risposta immunitaria prolungata è la probabile causa dei danni ai vasi sanguigni osservati nelle persone che superano l’infezione da coronavirus – ha affermato Florence Chioh, prima autrice dello studio e assistente di ricerca presso la Lee Kong Chian School of Medicine della Nanyang Technological University di Singapore – . Questo può aumentare il rischio di coaguli di sangue”. Pertanto, concludono gli studiosi, “uno stretto monitoraggio post-recupero aiuterebbe a identificare le persone ad alto rischio che possono aver bisogno di farmaci anticoagulanti o terapia preventiva per proteggerli da questa grave complicazione”.

11.597 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views