Perché bar e ristoranti sono i luoghi a più alto rischio Covid
Perché alcuni luoghi pubblici sono a più alto rischio Covid di altri? E perché mangiare al ristorante o frequentare un bar sono attività che espongono a una maggiore probabilità di contagio? Una spiegazione a riguardo arriva da uno studio pubblicato su JAMA dal Covid-19 Response team dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Stati Uniti che ha evidenziato qual è il rischio associato a diversi contesti, identificando le situazioni con un più alto potenziale di trasmissione.
Bar e ristoranti a più alto rischio Covid
L’analisi fa seguito a una serie di studi caso-controllo, cioè ad indagini che hanno utilizzato un gruppo di confronto per identificare quali sono le attività più rischiose, in particolare a un sondaggio svolto nel mese di luglio 2020 dal team di ricercatori guidato dall’epidemiologa Kiva Fisher che ha raffrontato le abitudini (indossare la mascherina e svolgere attività nella comunità) di 314 persone, di cui 154 positive e 160 negative al coronavirus.
Questa ricerca, pubblicata su Morbidity and Mortality Weekly Report, ha identificato un’associazione tra infezione da coronavirus e alcune determinate attività, tra cui mangiare al ristorante o andare al bar e in caffetterie, evidenziando che le persone positive al tampone avevano più del doppio della probabilità di essersi recate in luoghi pubblici dove era possibile consumare cibi o bevande.
“Ciò che accomuna queste attività – spiegano gli studiosi – è che sono incompatibili con l’uso della mascherina quando si mangia o si beve, comportano un’esposizione prolungata e intensa ad altre persone che potrebbero essere infette e potenzialmente asintomatiche, e durante le quali può essere difficile mantenere il distanziamento interpersonale”.
Un’altra indagine simile, che coinvolto 397 bambini nello Stato del Mississippi, ha rilevato che gli incontri con persone esterne alla famiglia, come ad esempio le attività sociali durante le quali le persone hanno meno probabilità di indossare la mascherina o rispettare la distanza sociale, erano associate ad esiti positivi al tampone. Al contrario, frequentare la scuola o strutture di assistenza all’infanzia non era associato a una maggiore probabilità di contagio, suggerendo che in questi luoghi il rischio possa essere stato mitigato dall’uso regolare di mascherine e altre misure di sicurezza.
Dati che, indicano i ricercatori, nel complesso permettono di “identificare comportamenti o attività associate a un aumento del rischio di contagio e possono essere utilizzati per focalizzare le strategie di contrasto e informare correttamente le persone”. L’efficacia delle misure e l’indicazione di comportamenti raccomandati, concludono gli studiosi, “devono essere continuamente rivalutate durante la pandemia, anche durante le campagne di vaccinazione, adattando le strategie di prevenzione alla situazione e al contesto locale, sulla base di dati”.