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Perché anche il freddo estremo di questi giorni è colpa del riscaldamento globale

Con il cambiamento climatico ci aspettano inverni sempre più rigidi in un mondo più caldo, con eventi di estremo freddo determinati dal cambiamento climatico in atto. A causarli sono le anomalie del vortice polare che permettono all’aria gelida di raggiungere latitudini come le nostre.
A cura di Valeria Aiello
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In un’epoca in cui con il termine riscaldamento globale ci si riferisce a temperature record, siccità ed incendi, il freddo gelido di questi giorni può sembrare fuori luogo. Sull’Italia sono attese nuove perturbazioni, con altra neve in arrivo, dopo le recenti giornate di freddo intenso che hanno interessato mezza Europa. Fenomeni che non sono semplici eventi di un grande inverno e che, di recente, hanno colpito Madrid, dove sono caduti da 30 ai 50 cm di neve, un record per la capitale spagnola dove, tra l’altro, le temperature hanno battuto lo storico primato di -10,5 °C, scendendo a -12 °C con punte di -13 °C registrate in stazioni meteo fuori dal centro. Come si spiegano queste ondate di gelo e neve in un pianeta sempre più caldo? E cosa c’entra il riscaldamento globale?

Inverni sempre più rigidi in un mondo più caldo

La spiegazione del legame tra gli eventi di estremo freddo alle medie latitudini e il riscaldamento globale risiede nelle anomalie del vortice polare, una circolazione atmosferica semi-permantente che intrappola l’aria fredda dell’Artico e che, in condizioni normali, la mantiene alle alte latitudini. Purtroppo, in scenari climatici molto caldi, il vortice polare si indebolisce e permette all’aria gelida di raggiungere latitudini come le nostre.

Questo fenomeno, descritto in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change dal titolo Decoupling of the Arctic Oscillation and North Atlantic Oscillation in a warmer climate, si verifica in media una volta ogni due anni, influenzando fortemente le condizioni meteorologiche anche nostro Paese. In particolare, spiegano i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca che, in collaborazione con l’Università di Harvard hanno studiato il fenomeno, l’indebolimento del vortice polare “viene innescato dal rapido riscaldamento dell’aria a 30 chilometri di quota, in stratosfera, provocando un’anomalia dei venti”, ovvero un insolito andamento delle cosiddette corretti di getto, dei flussi d’aria molto rapidi che entrano in contatto con le perturbazioni, stabilendo le condizioni meteo.

Una condizione, quella del riscaldamento stratosferico in Artico, che è stata osservata anche durante i giorni tra Natale e Capodanno 2021, con temperature che hanno raggiunto circa 50 °C, di cui nel giro di un paio di settimane hanno risentito le condizioni atmosferiche di superficie, portando instabilità meteorologia in parte già manifestatasi con l’ondata di neve e freddo in Spagna.

Queste temperature anomale in stratosfera, spiegano i ricercatori, sono influenzate da diversi eventi climatici, come ad esempio la fusione dei ghiacciai dell’Artico e le piogge tropicali intense, per cui non è sempre possibile fare previsioni in termini temporali. Tuttavia, gli studiosi hanno osservato una condizione anticipatrice, la temperatura superficiale dell’Oceano Pacifico settentrionale, le cui acque riscaldano la fredda aria siberiana, favorendone la risalita fino a modificare le condizioni della stratosfera. In sintesi, in risposta alla crisi climatica in atto, l’Oceano Pacifico settentrionale si sta scaldando molto più rapidamente del Nord Atlantico, contribuendo a influenzare le temperature in stratosfera che di fatto sono responsabili dell’aumento degli eventi di freddo estremo nell’inverno boreale.

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