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Per Rosetta è quasi l’ora del risveglio

Dopo 31 mesi di ibernazione, la sonda è pronta per riprendere le attività con una missione speciale: atterrare su una Cometa.
A cura di Nadia Vitali
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Il 20 di gennaio intorno alle 11 del mattino, ora italiana, la sonda Rosetta dovrebbe destarsi dal lungo sonno che la tiene ibernata ormai da 31 mesi: se tutto andrà come previsto, poche ore dopo, intorno alle 18:45, la Terra riceverà il primo segnale che, finalmente, porrà fine al silenzio e riattiverà le comunicazioni tra la “cacciatrice di comete” e l’umanità.

Con il risveglio di Rosetta prenderà il via anche una parte estremamente interessante del suo viaggio che la condurrà verso una nuova frontiera del sapere: obiettivo scientifico della missione, infatti, sarà la comprensione dell’origine delle comete; inoltre, grazie all'analisi delle relazioni esistenti tra la composizione di questi piccoli oggetti celesti e la materia interstellare, gli scienziati puntano ad approfondire molti aspetti relativi alle origini del nostro Sistema Solare.

Sistema Solare che Rosetta conosce molto bene, avendolo esplorato accuratamente nei quasi dieci anni che sono trascorsi dal suo lancio: la sonda ha orbitato cinque volte attorno al Sole ed ha sorvolato prima tre volte la Terra, poi Marte nel 2007. Ha inoltre fatto visita a due asteroidi: 2867 Šteins, il 5 settembre del 2008, transitando a circa 800 chilometri di distanza dalla sua superficie, e 21 Lutetia, il 10 luglio del 2010, passando a oltre 3000 chilometri da esso. Poi, nel luglio del 2011, ha preso il via la sua avventura “a riposo”, mentre si muoveva verso l’orbita di Giove, con destinazione finale la cometa periodica 67P/Churyumov-Gerasimenko, scoperta nel 1969.

Ma il risveglio del 20 gennaio è soltanto un primo inizio della lunga missione: alla sonda, infatti, spettano ben 9 milioni di chilometri da percorrere negli abissi spaziali prima di giungere in prossimità del suo obiettivo. A maggio, quando si troverà a circa 2 milioni di chilometri di distanza, cominceranno le manovre per aggiustare l'allineamento all'orbita della cometa e prepararsi alla mappatura dell'oggetto del quale, ad oggi, è ignota la forma esatta. In ogni caso, non appena Rosetta "aprirà gli occhi" provvederà a ruotare in modo da poter dirigere la propria potente antenna in direzione del nostro Pianeta, favorendo così le comunicazioni con il centro di controllo dell'Agenzia Spaziale Europea ed inviando informazioni relative allo stato dei propri sistemi principali e dei propri strumenti, di modo da consentire di verificare se tutto filerà liscio come dovrebbe.

Philae sarà il primo oggetto umano a toccare una Cometa
Philae sarà il primo oggetto umano a toccare una Cometa

Per il prossimo agosto è finalmente previsto l'incontro con la cometa il cui primo risultato sarà la realizzazione di immagini che consentiranno agli scienziati da terra di perfezionare ulteriormente la traiettoria, disponendola per il lancio del lander Philae. Parte fondamentale della missione, Philae atterrerà a novembre costituendo il primo oggetto costruito dall'uomo a toccare una cometa: grazie ad alcuni arpioni, si ancorerà alla superficie per poter svolgere al meglio i propri esperimenti che inizieranno poco dopo e che riguarderanno il prelievo di campioni di materiali, ottenuti grazie ad una trivella in grado di scavare fino a 20 centimetri di profondità e successivamente analizzati dal laboratorio di bordo. Fine missione prevista per dicembre 2015, quando Rosetta cesserà di inviare dati alla Terra dopo aver ultimato le indagini sulla cometa ed averla "accompagnata" verso il Sole; ad agosto sarà il momento del perielio, dopodiché insieme proseguiranno nella traiettoria di allontanamento fino a scomparire dalle nostre comunicazioni.

Se tutto andrà come previsto, il contributo di Rosetta e Philae alle conoscenze dell'umanità sarà immenso: proprio da questa ambiziosa volontà traggono origine i nomi attribuiti all'orbiter e al lander, riferimento alla stele e all'obelisco che, nel XIX secolo, furono chiavi decisive per la decifrazione dei geroglifici egizi dei quali, altrimenti, ignoreremmo ancora forse il significato. Impossibile, quindi, dimenticare il fondamentale apporto dell'Agenzia Spaziale Italiana alla missione dell'ESA che consiste di ben tre strumenti scientifici a bordo dell’orbiter: VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer), GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) e la WAC (Wide Angle Camera). A bordo del lander, invece, sono italiani il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni ed il sottosistema dei pannelli solari.

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