Pasta, pesce, frutta: qualcosa sparirà, altre costeranno di più
Il clima del sud si sposterà verso nord e tutto si ricollocherà felicemente. O forse no. Il futuro tratteggiato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) dell'Onu fa paura e, se proprio non si riesce ad avere una sensibilità ecologica all'altezza del problema, che quantomeno ci si interessi alla pancia. Le colture che nei millenni hanno alimentato non solo lo stomaco, ma anche ricche tradizioni culinarie, affronteranno il riscaldamento globale diventando prodotti di lusso o, semplice, morendo. E' questo il destino che il foro scientifico delle Nazioni Unite ha preventivato per il 2050, sottolineando come ogni singola coltura non necessiti soltanto, per essere riproposta altrove, di temperature simili, ma anche di specifici cicli naturali e peculiari caratteristiche del terreno. Un aumento della temperatura globale porterà ad una riduzione dei raccolti e, così, nel 2050 la ricchezza della nostra tavola potrebbe essere stravolta. Impoverita, per la precisione.
La pasta costerà di più, perché nelle regioni mediterranee si avrà una riduzione dei raccolti di frumento di oltre il 20%. Meno drammatiche le conseguenze sul granoturco, la cui raccolta scenderà comunque del 7%. Una perdita tutto sommato sopportabile, verrebbe da pensare, se non fosse che il mais viene usato soprattutto per i mangimi. Una riduzione della produzione diventerà così un aumento di prezzo del mangime, dunque si tradurrà in una crescita dei costi di allevamento e, infine, di carne, latte e derivati. Per non parlare poi del fatto che secondo l'Onu l'aumento delle temperature porterà ad un rischio di mortalità in crescita del 60% rispetto ad oggi. Il riscaldamento globale colpirà anche altre colture "insospettabili": la produzione di fagioli scenderà del 25% e un calo importante si registrerà anche per tutti i frutti con il nocciolo, visto che necessitano di giornate invernali che favoriscano l'impollinazione senza interruzioni improvvise causate da una strana, calda, imprevista notte di calore.
Mangiare pesce diventerà sempre più difficile e costoso. Come per la terra, anche per i mari e gli oceani, non si risolve tutto con la ricollocazione delle specie, poiché l'habitat è questione molto più complessa di una temperatura. Le acque calde faranno saltare (e in parte già è così) i cicli riproduttivi di salmoni e merluzzi, con conseguente riduzione delle specie e aumento dei prezzi. La ricerca delle condizioni giuste di vita porterà altre specie a cercare nuove aree in cui stabilirsi, con conseguenze del tutto inimmaginabili. Intanto, l'anidride carbonica, ovunque in aumento, si scioglierà nei mari rendendoli più acidi, indebolendo le formazioni coralline e tutta la vita che gira intorno ad esse. Altre specie ancora saranno indebolite fisicamente dall'acidificazione, dato che la maggiore concentrazione di anidride carbonica renderà gusci ed esoscheletri più morbidi.
Prepariamoci ad adeguarci anche con il vino, la cui produzione è roba assai complicata che non si risolve prendendo una vite e piantandola dove capita, solo perché le temperature dovrebbero essere le stesse del luogo d'origine. Saremo poi costretti anche a rivedere il dessert, dato che i prezzi del cacao e del caffè aumenteranno: due gradi in più metteranno a rischio gli alberi di cacao del Golfo di Guinea, mentre il caffè sarà aggredito dai funghi che tanto prolificano con il caldo, quando la pianta, fiaccata dalla siccità, inizia a cedere. A proposito, il quadro tracciato dall'Onu per il 2050 è troppo fosco? Guardiamo all'anno che è alle nostre spalle; poi diamo un'occhiata ai frantoi e alla loro miseria. Dov'è finito l'olio extravergine italiano? La mosca olearia, complice la stagione troppo piovosa, ha saccheggiato uno dei principali prodotti di qualità della nostra agricoltura, dalla Toscana alla Puglia, passando per Umbria e Cilento. Mosche, zanzare e parassiti in generale non conosceranno più stagioni nelle quali le rispettive popolazioni saranno decimate dal freddo: prolificheranno per gran parte dell'anno diventando sempre più letali per i raccolti.