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Particelle di grafene per curare le malattie neurologiche: la rivoluzionaria ricerca italiana

Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati italiani del SISSA ha dimostrato che minuscole particelle di grafene sono in grado di bloccare la comunicazione tra neuroni, inoltre il materiale potrebbe essere utilizzato per il trasporto di farmaci direttamente nel cervello. Aperte nuove strade terapeutiche contro epilessia e altre patologie neurologiche.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Denis Scaini/SISSA
Credit: Denis Scaini/SISSA

Minuscoli frammenti di grafene come "fiocchi" possono essere sfruttati per bloccare l'attività di neuroni eccitatori o per il trasporto di farmaci nel cervello, aprendo le porte a rivoluzionarie terapie neurologiche, ad esempio contro l'epilessia. Poiché questa patologia è caratterizzata da un'eccessiva attività dei neuroni eccitatori, potrebbe essere possibile trattarla proprio attraverso le particelle di grafene, il cosiddetto materiale delle meraviglie (composto da uno strato monoatomico di carbonio) che nel 2010 è valso il premio Nobel per la Fisica ai ricercatori Andrej Gejm e Konstantin Novosëlov.

Orgoglio italiano. A dimostrare il grandissimo potenziale del grafene nell'ambito delle terapie neurologiche è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati italiani della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA), che hanno collaborato con i colleghi dei dipartimenti di Scienze della Vita e Scienze Chimiche e Farmaceutiche dell'Università di Triste, del Laboratorio di Nanomedicina dell'Università di Manchester, del CNRS dell'Università di Strasburgo e di due istituti spagnoli. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Laura Ballerini e dalla dottoressa Rossana Rauti, hanno condotto la ricerca in seno al progetto europeo “Graphene Flagship”.

L'esperimento. Per verificare l'efficacia del grafene hanno iniettato minuscole particelle del materiale nell'ippocampo dei topi, osservando che all'interno delle sinapsi esse hanno la capacità di ostacolare la comunicazione tra i neuroni. Un dettaglio interessante risiede nel fatto che vengono coinvolte soltanto le sinapsi legate ai neuroni eccitatori, quelli in grado di stimolarne altri (i neuroni bersaglio). Gli scienziati hanno determinato la selettività del grafene attraverso traccianti fluorescenti. Aspetto ancor più importante risulta essere la reversibilità dell'effetto, dato che in 72 ore i meccanismi di pulizia rimuovono completamente le particelle di grafene dal cervello. Poiché sono ben tollerate dall'organismo, inducendo una reazione infiammatoria inferiore a quella di una soluzione salina, gli scienziati esploreranno i possibili risvolti terapeutici della scoperta. Come indicato, il grafene potrebbe essere sfruttato per ridurre l'eccitazione dei neuroni in patologie come l'epilessia, oppure per trasportare farmaci direttamente nel sito delle sinapsi. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nano Letters.

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