Parlare spesso ai bambini migliora le loro capacità di linguaggio
Parlare spesso ai bambini migliora le loro abilità linguistiche poiché si rafforza la connettività di due aree chiave del cervello legate alla comunicazione. Lo ha dimostrato un team di ricerca americano guidato da studiosi della prestigiosa Università di Harvard, che ha collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Scienze cognitive e del cervello e dell'Istituto McGovern per la Ricerca sul Cervello del Massachusetts Institute of Techonology, meglio conosciuto con l'acronimo di MIT.
Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Rachel R. Romeo, docente presso la Divisione di Scienze Mediche dell'ateneo di Boston, hanno dimostrato che le conversazioni tra adulti e bambini migliorano le capacità linguistiche dei piccoli – e di conseguenza il loro sviluppo cognitivo – indipendentemente dallo stato socioeconomico. Precedenti studi, infatti, avevano dimostrato che sussiste una relazione tra condizioni economiche e struttura cerebrale dei bambini piccoli, tuttavia vi era scarsa conoscenza sui fattori ambientali in grado di plasmarne il cervello. Per colmare questa lacuna, Romeo e colleghi hanno deciso di misurare l'esposizione alla conversazione in 27 maschi e 13 femmine di età compresa tra i 4 e 6 anni, attraverso strumenti di registrazione piazzati nelle case di famiglie volontarie e attivati nel weekend.
Attraverso le scansioni cerebrali dei piccoli partecipanti allo studio, gli scienziati dell'Università di Harvard hanno scoperto che quelli più coinvolti nelle conversazioni con gli adulti avevano una maggiore connettività nella sostanza bianca (composta da fasci di fibre nervose) tra l'area di Wernicke nel lobo temporale del cervello e l'area di Broca nella corteccia frontale inferiore sinistra. Le due regioni cerebrali, unite da un percorso neurale chiamato fascicolo arcuato, sono considerate fondamentali nella comprensione e nella elaborazione del linguaggio.
I benefici evidenziati dagli studiosi, come indicato, sono indipendenti dallo stato socioeconomico delle famiglie dei piccoli, benché uno studio degli anni '90 del secolo scorso aveva evidenziato che in media, i bambini nati in contesti più sfavorevoli erano esposti a milioni di parole in meno rispetto ai coetanei più fortunati. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The Journal of Neuroscience.
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