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Covid 19

Pandemie (come quella di Covid) sono molto più probabili di quanto pensiamo

In molti ritengono che quello che stiamo affrontando sia un evento estremo altamente improbabile. Statisticamente, però, è tutt’altro che raro: ognuno di noi ha quasi il 40% di probabilità di assistere a un’epidemia di questa portata.
A cura di Valeria Aiello
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Quella di Covid-19 potrebbe essere la pandemia più mortale che il mondo abbia mai visto in più di un secolo. In tanti ritengono che si tratti di un evento estremo altamente improbabile, che ha mostrato le nostre vulnerabilità, e che non poteva essere previsto con alcun mezzo. Statisticamente, però, eventi di tale portata sarebbero tutt’altro che rari, oltre che scientificamente prevedibili, come messo in evidenza da un team di ricerca internazionale in un nuovo studio pubblicato su PNAS. In altre parole, pandemie con impatto simile a quella di Covid-19 sono molto più probabili di quanto pensiamo.

Per arrivare a quantificare il rischio che ognuno di noi ha di assistere a una pandemia, i ricercatori hanno sfruttato l’esperienza maturata nella previsione di gravi eventi idrogeologici (come forti piogge, alluvioni e inondazioni), adattando un modello matematico ideato per stimare la probabilità di tali eventi affinché potesse prevedere il rischio di future pandemie. Questo ha richiesto la creazione di un database storico globale di tutte le epidemie che si sono verificate dal XVII secolo in poi (peste, vaiolo, colera, tifo e nuovi virus dell’influenza…) e la classificazione di questi eventi in base alla loro intensità, cioè al numero di vittime in rapporto con la durata dell’epidemia, e la dimensione della popolazione mondiale coinvolta.

L’intensità, spiegano gli autori dello studio, è il miglior indicatore dell’impatto di un’epidemia rispetto al numero assoluto di morti e, in quanto tale, è stata analizzata secondo quattro ordini di grandezza, che vanno dall'epidemia di febbre gialla del 1804-1828 a Gibilterra, che uccise 2 persone ogni milione di abitanti per anno, fino alla pandemia di influenza spagnola del 1918-1920, con 17mila morti per milione di persone l’anno. Volendo poi descrivere l’evoluzione delle malattie basandosi solo sulle proprietà dell’agente patogeno e sulle dinamiche di trasmissione, i ricercatori hanno escluso dall’analisi tutte le epidemie successive al 1945, perché maggiormente influenzate da vaccini, farmaci e altri interventi di salute pubblica.

Dall’analisi è emerso che “le epidemie estremamente intense non sono così improbabili come ci si sarebbe aspettato” ha spiegato Marco Marani, professore dell’Università degli Studi di Padova e autore principale dello studio.

La probabilità di una pandemia con impatto simile a quella di Covid-19, in particolare, è di circa il 2% in un anno, il che significa che chi è nato nel 2000 aveva circa il 38% di possibilità di sperimentarne una di questa intensità.

Nel caso invece dell’epidemia di influenza spagnola, la probabilità che si verifichi un altro evento simile varia dallo 0,3% all’1,9% l’anno nel periodo di studio. Queste percentuali si traducono in una probabilità statistica per cui una pandemia di quella stessa portata si verificherà entro i prossimi 400 anni.

Lo studio evidenzia inoltre che il rischio di epidemie intense sta aumentando rapidamente, e che la probabilità di eventi di questa portata crescerà di tre volte nei prossimi decenni. Questo si traduce in un rischio di pandemia di dimensioni simili a quella di Covid-19 entro un arco di 59 anni, sebbene non indichi che possiamo contare su una tregua di 59 anni. “Questo evento è ugualmente probabile in qualsiasi anno in questo periodo di tempo” ha aggiunto il professor Gabriel Katul della Duke University che ha collaborato all’analisi – . Quando oggi si verifica un’alluvione in 100 anni, si può erroneamente presumere che ci si possa permettere di aspettare altri 100 anni prima di sperimentare un altro evento del genere, ma questa impressione è falsa. Si può avere un’altra alluvione anche l’anno successivo”.

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