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Orso M49, prima (probabile) razzia dopo la fuga. Coldiretti: “Garantire la sicurezza dei cittadini”

Dopo l’incredibile fuga di fine luglio, l’orso M49 avrebbe compiuto il suo primo raid in una malga della Val di Fiemme, sbranando alcune capre e pecore ospitate in un allevamento. A nulla sarebbe servita la presenza del recinto elettrificato, che avrebbe dovuto proteggere gli animali domestici dall’aggressione del predatore. Cresce la preoccupazione tra gli abitanti della zona.
A cura di Andrea Centini
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Dopo la seconda, rocambolesca fuga dal recinto nel quale era stato confinato, l'orso M49 – soprannominato “Papillon” – avrebbe compiuto la sua prima razzia di animali domestici da predatore nuovamente libero. A finire sotto i denti e gli artigli del plantigrado sarebbero stati cinque ovini, due capre e tre pecore ospitate in un allevamento nei pressi della Malga Agnelezza della Val di Fiemme, nell'area del passo Manghen (provincia di Trento). A darne notizia, oltre alla Coldiretti, anche La Voce del Trentino, che riporta anche le dichiarazioni della famiglia Nones, proprietaria degli animali sbranati. Al momento non vi è la certezza assoluta che sia stato proprio l'orso fuggitivo a uccidere il bestiame, dato che nell'area sono presenti branchi di lupi già responsabili di altri attacchi, tuttavia la circolazione dell'orso nella zona è confermata dal segnale emesso dal radiocollare.

Dopo la seconda cattura, infatti, oltre a essere trattato con tranquillanti e castrato per domarne lo spirito "indomito", l'orso M49 è stato equipaggiato anche con un radiocollare per monitorarne gli spostamenti. L'obiettivo delle autorità della Provincia Autonoma di Trento era quello di tenerlo in cattività, ma alla fine di luglio – dopo una prima fuga durata mesi – il plantigrado è riuscito a distruggere i tondini del recinto elettrificato a le Casteller, dove era stato confinato, guadagnando nuovamente la libertà nel cuore della notte, lontano da occhi indiscreti. Ora proprio quel radiocollare sta facilitando le operazioni di ricattura dell'animale selvatico, dato che i Carabinieri Forestali e gli altri uomini impegnati nella "caccia" ne conoscono la posizione.

Sulla testa di M49, chiamato “Papillon” dal Ministro dell'Ambiente Sergio Costa proprio per la sua spiccata capacità di fuga (era il soprannome del fuggitivo francese Henri Charrière), oltre all'ordine di cattura pende anche quello di abbattimento, ma solo nel caso in cui dovesse rendersi pericoloso per le persone. Secondo un rapporto citato dalla Coldiretti, prima della sua cattura avvenuta nel mese di aprile l'orso sarebbe stato protagonista di 44 attacchi, durante i quali avrebbe ucciso “40 fra mucche, cavalli, pecore e galline”. Ora, durante la nuova fuga, la possibile uccisione di altri cinque animali, cui nulla è servita la presenza dei recinti elettrificati per proteggerli. Come sottolineato a La Voce del Trentino da Veronica Nones, in un attacco precedente compiuto da un branco di lupi, nemmeno il “doppio recinto elettrificato di cui uno fisso a 8.000 volt fornito dalla Provincia autonoma di Trento e collaudato dalla Forestale” ha avuto effetto. I grandi carnivori, compreso M49, sarebbero dunque in grado di aggirare questi sistemi di sicurezza e aggredire comunque gli animali domestici. Naturalmente orsi e lupi non hanno alcuna colpa, trattandosi di predatori e comportandosi nientemeno come tali innanzi alle prede.

Alla luce di questa complicata convivenza tra allevatori e alcuni animali considerati problematici, in molti stanno chiedendo con forza l'intervento delle massime autorità per garantire la sicurezza di tutti.  “Occorre garantire la sicurezza dei cittadini, dei turisti e degli allevamenti messi in pericolo dalla nuova evasione dell’orso M49, autore in Trentino di ripetute incursioni in baite, rifugi malghe e allevamenti con decine di animali sbranati fra mucche, pecore e cavalli”, sottolinea la Coldiretti. Secondo quanto dichiarato dall'ente, in Trentino ci sarebbero almeno altri 81 orsi e 13 branchi di lupi e ibridi in circolazione, un proliferare di grandi predatori ritenuti “un pericolo per l’incolumità delle persone ma anche per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo”. Gli orsi sarebbero circa 20/30 in più del numero considerato "di sicurezza". Per via della presenza naturale dei grandi predatori si è resa necessaria la costante sorveglianza delle greggi, l'uso assiduo dei cani pastore e dei recenti elettrificati, che tuttavia non sembrerebbero sufficienti per garantire protezione in ogni circostanza.

Sullo sfondo c'è un aspro dibattito politico, tra chi vuole l'orso M49 e gli altri predatori liberi di fare gli animali selvatici nel proprio habitat naturale, e chi preme per catture, abbattimenti, trasferimenti in aree protette e in generale per una riduzione del numero di esemplari che circolano sul territorio. Sulla sorte di M49 e sulla questione dei grandi predatori in Trentino si terrà un incontro ad hoc tra il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti e il ministro dell'Ambiente Sergio Costa. Quest'ultimo si è sempre espresso in favore della libertà dell'orso, auspicando che non venga rinchiuso e soprattutto abbattuto. Solo dopo questo meeting se ne saprà di più sulle sorti di M49 e sulla gestione dei grandi carnivori che popolano la regione del Nord Italia.

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