Orgasmo femminile, svelate le origini: si sarebbe evoluto per indurre l’ovulazione

L'orgasmo femminile si sarebbe inizialmente evoluto per indurre l'ovulazione e favorire la riproduzione, un meccanismo perduto nelle donne e nelle femmine di altri grandi primati – che ovulano periodicamente sotto la spinta ormonale – ma presente ancora oggi in altri mammiferi, come conigli, gatti, cammelli e furetti. In questi ultimi, infatti, avviene un processo chiamato “ovulazione indotta dalla copulazione” ed è legato alla produzione di uova subito dopo un rapporto sessuale, per favorire appunto il concepimento.
Nell'uomo l'orgasmo femminile è considerato un meccanismo estremamente complesso e intrigante, sul quale gli scienziati dibattono da molto tempo. Se da un lato infatti non è fondamentale a scopo riproduttivo, dall'altro è considerato un riflesso neuro-endocrino troppo complicato per essere un semplice “incidente evolutivo”. Di conseguenza l'orgasmo dovrebbe essere ancora collegato in qualche modo al successo riproduttivo. Alcuni scienziati hanno supposto che le contrazioni dell'utero che avvengono durante l'orgasmo femminile favorirebbero l'incontro tra uovo e spermatozoo, ma le donne possono restare incinte senza un orgasmo o avere un orgasmo senza un rapporto sessuale.
Come dimostrato da un team di scienziati delle università di Yale e Cincinnati, in diverse specie di mammiferi dopo un rapporto sessuale si ha un'ovulazione riflessa che favorisce la fecondazione e il concepimento. Per comprendere se le basi ormonali e neurologiche dell'orgasmo femminile umano fossero evolutivamente collegate all'ovulazione indotta dalla copulazione, la stessa squadra di scienziati guidati dai professori Gunter P. Wagner e Mihaela Pavlicev hanno condotto un interessante esperimento con i conigli. Hanno somministrato agli animali l'antidepressivo fluoxetina, che è noto per “cancellare” l'orgasmo nelle donne che lo assumono. Nel caso in cui vi fosse davvero un legame tra l'ovulazione indotta dalla copulazione e l'orgasmo femminile umano, allora il farmaco avrebbe dovuto avere un effetto negativo sull'ovulazione dei conigli. Ed è proprio ciò che gli scienziati hanno verificato, dato che le femmine di coniglio trattate per due settimane con la fluoxetina e fatte accoppiare con un maschio (di nome Frank) hanno ovulato il 30 percento in meno rispetto a quelle non trattate. Con un un'unica iniezione di un altro farmaco (la gonadotropina corionica umana) l'ovulazione si è invece ridotta dell'8 percento, dunque senza valenza statistica.
Benché sia stato individuato un possibile legame tra i meccanismi ormonali e neurologici dell'ovulazione con l'orgasmo, il ruolo funzionale non riproduttivo di quest'ultimo “resta ancora un mistero”, come ha affermato il professor Wagner. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).