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Ora sappiamo cosa è successo al satellite cinese misteriosamente andato in pezzi nello spazio

Improvvisamente danneggiato nel marzo scorso, il satellite Yunhai 1-02 è stato colpito da un detrito spaziale del razzo russo che nel 1996 lanciò il satellite spia Tselina-2. La collisione è stata scoperta dall’astrofisico Jonathan McDowell che ha ricostruito cosa potrebbe essere accaduto.
A cura di Valeria Aiello
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Il satellite cinese Yunhai 1-02 misteriosamente andato in pezzi nello spazio il 18 marzo 2021 è stato colpito da un detrito spaziale – probabilmente un frammento delle dimensioni comprese tra i 10 e 50 centimetri – del razzo Zenit-2 che nel settembre 1996 ha lanciato in satellite spia russo Tselina-2. È questa la spiegazione che arriva dall’astrofisico Jonathan McDowell dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics a Cambridge, nel Massachusetts, che grazie ad alcune indagini ha scoperto cosa è probabilmente accaduto al veicolo spaziale cinese.

Questa sembra essere la prima grande collisione orbitale confermata in un decennio” ha affermato su Twitter McDowell, dopo aver individuato il probabile incidente in un registro dei dati Space-Track della US Space Force. In particolare, McDowell ha notato un aggiornamento in cui la US Space Force ha incluso una singolare nota per l’oggetto 48078, uno dei frammenti del razzo russo Zenit-2: “Si è scontrato con un satellite”. “Questo è un nuovo tipo di commento – ha scritto McDowell – : non avevo mai visto un commento del genere per nessun altro satellite prima”.

Tornando quindi indietro attraverso i dati orbitali, McDowell ha scoperto che il detrito del razzo russo e il satellite cinese Yunhai 1-02 si sono trovati a meno di 1 chilometro l’uno dall’altro nell’esatta ora del giorno in cui il satellite è stato danneggiato. Questa distanza, ha spiegato l’astrofisico, rientra nel margine di errore: entrambi gli oggetti avrebbero sfrecciato intorno alla Terra più velocemente di un proiettile, per cui qualsiasi contatto avrebbe provocato un’esplosione di detriti. L’incidente ha generato 37 nuovi frammenti noti, anche se secondo McDowell ci sono probabilmente altri detriti non catalogati.

La collisione, avvenuta a un’altitudine di 485 miglia (780 chilometri) non sembra però essere stata “catastrofica” ha aggiunto l’esperto, dal momento che il satellite Yunhai 1-02 ha effettuato diversi aggiustamenti orbitali da marzo, suggerendo che la Cina può ancora controllarlo. Il veicolo spaziale, mandato in orbita dal razzo Long March 2D lanciato nel settembre 2019 dal centro di Jiuquan, nel deserto del Gobi, fa parte di una serie di satelliti metereologici costruiti dalla Shanghai Academy of Spaceflight Technology (SAST) ma, ritiene McDowell, non è chiaro se possa ancora svolgere il lavoro per cui veniva utilizzato (qualunque esso sia).

L’astrofisico statunitense ha descritto l’incidente come la prima grande collisione orbitale confermata dal febbraio 2009, quando il veicolo spaziale militare russo Kosmos-2251 si è schiantato contro Iridium 33, un satellite per comunicazioni operativo sopra la Siberia. Quel disastro generò ben 1.800 frammenti rintracciabili, aumentando di circa il 70% la quantità di detriti di grandi dimensioni nell’orbita terrestre bassa. “Le collisioni sono proporzionali al quadrato del numero di oggetti in orbita – ha spiegato McDowell a Space.com – . Vale a dire, se hai 10 volte il numero di satelliti, otterrai 100 volte il numero di collisioni. Quindi, con l’aumentare della densità del traffico spaziale, le collisioni passeranno dall’essere un costituente minore del problema della spazzatura spaziale ad essere il maggiore elettore. Questa è solo matematica”.

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