Oms: le infezioni che non uccidevano più potrebbero tornare a fare vittime
L'uso eccessivo degli antibiotici potrebbe essere all'origine di una minaccia apocalittica su cui diversi studiosi sono più volte intervenuti per invitare governi nazionali ed autorità sanitarie a fare maggiore attenzione. A lanciare l'allarme, questa volta, è l'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha presentato il primo rapporto sul tema a livello mondiale. L'organizzazione parla di una "grave minaccia" costituita dall'era post-antibiotica, che "è molto di più di una previsione, ma una realtà in ogni area del mondo. La questione può coinvolgere ogni persona, qualsiasi sia la sua età o il paese di residenza. Chiunque può essere coinvolto".
L'assunzione impropria degli antibiotici ha contribuito ad accrescere la resistenza dei batteri a questo tipo di farmaci. Una reazione naturale che è molto più di un inconveniente, dato che – come chiarisce Keiji Fukuda, vice direttore generale della sicurezza sanitaria dell'Oms – "se non verrà fatto qualche cosa, ci troveremo in un'era del ‘dopo antibiotico' dove infezioni minori e anche piccole ferite potrebbero tornare a uccidere". Il passaggio fondamentale per evitare che sull'umanità si abbatta la furia delle infezioni inguaribili è la prevenzione, "ma anche cambiare completamente il modo di produrre, prescrivere e utilizzare gli antibiotici. Altrimenti – chiarisce Fukuda – passo dopo passo perderemo i benefici di questi medicinali e le conseguenze saranno devastanti".
Non è necessario incorrere in un'infezione sconosciuta perché la resistenza agli antibiotici conduca alla morte. Lo studio dell'Oms, "Antimicrobial resistance: global report", condotto in 114 paesi, ha rilevato la resistenza a batteri molto comuni come diverse tipologie di diarree ed infezioni sessuali, a polmoniti e setticemia. In Europa mostrano particolare resistenza agli antibiotici le infezioni da Klebsiella pneumoniae-carbapenemi e, in alcune aree con una resistenza del 60%, anche da Staphylococcus aureus. Rafforzare la ricerca e i diversi sistemi di informazione – tanto al cittadino quanto al personale sanitario – diventano la via principale da attraversare per combattere un male alimentato dalle cattive abitudini dell'essere umano.