Olio fritto, un patrimonio di virtù e benefici
Una fonte di energia rinnovabile in grado di fornire elettricità, riscaldamento e carburante per i mezzi di trasporto locali: è quello a cui mira il progetto Oileco, puntando a dare slancio ad una raccolta vasta dell'olio alimentare post consumo che abbia luogo su tutto il territorio in maniera capillare, conferendo così nuova vita agli oli esausti e portando enormi benefici sul piano sia ambientale sia economico. Il potenziale del residuo vegetale delle nostre fritture, infatti, è praticamente illimitato e perfettamente in grado di sostituire quelli che oggi conosciamo come biocarburanti che, purtroppo, a fronte delle loro virtù, presentano numerosi svantaggi: è noto, infatti, come le coltivazioni di soia, mais, colza, palma da olio, affamino le popolazioni di paesi già poveri ed arrechino gravissimi danni ad ecosistemi che vengono provati dalla deforestazione.
L'importanza di un corretto smaltimento – La sensibilità rispetto al tema del corretto riutilizzo dell'olio alimentare consumato è sempre più in aumento, cionondimeno non tutti i comuni possono dirsi adeguatamente attrezzati e pronti a promuovere campagne di raccolta: e così, frequentemente, quel che resta di abbondanti fritture finisce nel lavandino e nei tubi, danneggiando depuratori e portando inquinamento a quelle acque che finiranno nei fiumi e nel mare. Il progetto Oileco si propone, dunque, l'obiettivo di promuovere partenariati con organizzazioni ed associazioni territoriali volti al potenziamento o all'inaugurazione del recupero dell'olio su base territoriale: una filiera locale, insomma, capace di intercettare oli di provenienza domestica ed industriale, provvedendo a conferire una parte di autonomia energetica all'area di riferimento.
Un prezioso bene da non disperdere – Un progetto sul quale gli stessi comuni dovrebbero avere interesse ad investire, garantendo la possibilità ai privati cittadini di poter facilmente accedere ad aree di raccolta, ma recuperando soprattutto gli oli provenienti dalle produzioni industriali, catene alimentari o ristoranti: con un bacino minimo di circa 150 000/200 000 utenti si potrebbe arrivare ad una raccolta media annua intorno ai 4.5 chilogrammi di olio all'anno, pari a circa 600 tonnellate, secondo quanto sostenuto da Michele Faberi, esperto di valorizzazione energetica. Il progetto, che in parte gode dei finanziamenti dell'Intelligent energy for Europe, costituirebbe un gran guadagno non solo dal punto di vista ambientale ma anche sotto il profilo economico: il nostro olio potrebbe diventare la nostra ricchezza, capace di riscaldare scuole pubbliche e piscine comunali. Quello che qualche decennio fa poteva sembrare un sogno, oggi potrebbe diventare realtà, grazie ad un comune impegno da parte di cittadini ed istituzioni.