47 CONDIVISIONI

Obesi dentro, 6 milioni di italiani magri hanno un metabolismo simile alle persone sovrappeso

Esiste una categoria di persone, in tutto circa sei milioni di italiani, che pur essere fisicamente magri, hanno un metabolismo che è simile a quello di coloro che sono in sovrappeso e per questo sono definiti ‘obesi dentro’. Gli esperti ci spiegano cosa significhi e quali stili di vita dovremmo adottare per limitare le conseguenze di questa condizione.
A cura di Zeina Ayache
47 CONDIVISIONI
Immagine

Sono 6 milioni gli italiani fisicamente magri che però hanno un metabolismo che è simile a quello delle persone sovrappeso e per questo possiamo definirli ‘obesi dentro', ma cosa significa? Ce lo spiegano gli esperti della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), in occasione del 119/mo Congresso Nazionale.

Obesi dentro, cosa significa. Sei milioni di italiani sono apparentemente longilinei, eppure hanno un metabolismo che è simile a quello delle persone sovrappeso, significa cioè che pur non avendo problemi di linea, hanno gli stessi problemi di salute delle persone con qualche chilo in più. Ad esempio, il fegato grasso, o steatoepatite non alcolica (Nash), che può predisporre allo sviluppo di malattie croniche come la cirrosi e il tumore del fegato.

Ma come è possibile? Franco Perticone, presidente della Simi, ci spiega che le cause che portano ad essere ‘obesi dentro' sono varie, “dalla genetica allo stress, dalla mancanza di movimento all'eccesso di carboidrati, che aumentano l'insulino-resistenza”.

Cosa fare per non essere ‘obesi dentro'? Per riuscire a contrastare il metabolismo simile a quello delle persone sovrappeso, i magri ‘obesi dentro' dovrebbero adottare corretti stili di vita che possano far regredire almeno in parte la steatosi. A volte però questo non basta, “servono farmaci in grado di mettere ko questo killer silente del fegato e di prevenire la progressione verso la cirrosi epatica o l'epato-carcinoma”. Purtroppo però, spiegano gli esperti, non ci sono ancora farmaci disponibli, ma gli scienziati ci stanno lavorando, si tratta di “molecole promettenti, attivatori del recettore Fxr, il principale regolatore della sintesi degli acidi biliari e un fattore importante nel metabolismo del glucosio e dei lipidi”. Altrimenti esiste una molecola in sperimentazione che è “un farmaco orale a somministrazione giornaliera agonista β-selettivo del recettore dell'ormone tiroideo. In entrambi i casi i primi risultati hanno dimostrato già dopo 12 settimane di trattamento una consistente riduzione del grasso epatico”.

47 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views