Nuove speranze contro il cancro al cervello grazie a un farmaco a base di cannabis: al via i test
La forma di cancro al cervello più comune, il glioblastoma, è anche la più aggressiva e letale. Difficilmente infatti i pazienti sopravvivono più di un anno e mezzo dalla diagnosi e molto rari sono i casi di chi è ancora in vita a 3 anni di distanza. Questo cancro maligno, che colpisce specificatamente le cellule di sostegno ai neuroni chiamate della glia, si diffonde molto rapidamente e dà spesso adito a recidive. È molto complesso da trattare e le opzioni terapeutiche, una combinazione di chirurgia, radioterapia e chemioterapia, sono poche e particolarmente invasive. Per queste ragioni gli scienziati sono costantemente alla ricerca di nuove strade per combattere il glioblastoma. Una nuova speranza potrebbe arrivare da uno spray orale basato sui più importanti principi attivi della cannabis, i cannabinoidi tetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD), che avevano già dato risultati incoraggianti in test preclinici.
Il farmaco, chiamato Sativex, sarà alla base di uno studio clinico di Fase 2 che vedrà il coinvolgimento di oltre 230 pazienti con glioblastoma provenienti da 15 ospedali del Regno Unito. A guidare il trial clinico un team di ricerca composto da scienziati dell'Università di Leeds e del Dipartimento di Oncologia del Leeds Teaching Hospitals NHS Trust, coordinati dalla professoressa Susan C. Short. La ricercatrice, docente presso il Leeds Institute of Medical Research at St James's dell'ateneo britannico, aveva già condotto uno studio clinico di Fase 1 con 27 pazienti che aveva dato esiti incoraggianti. I risultati, riportati nell'articolo “A phase 1b randomised, placebo-controlled trial of nabiximols cannabinoid oromucosal spray with temozolomide in patients with recurrent glioblastoma” pubblicato sulla rivista scientifica British Journal of Cancer del circuito Nature, evidenziarono che l'83 percento dei pazienti trattati col Sativex era ancora vivo a un anno dal trattamento, contro il 44 percento di quelli cui era stato somministrato un placebo. L'esiguo numero di pazienti non era sufficiente per determinare l'effettiva efficacia del farmaco, pertanto è stato approntato lo studio di Fase 2.
La ricerca “A Combined Preclinical Therapy of Cannabinoids and Temozolomide against Glioma” pubblicata nel 2011 sulla rivista Molecular Cancer Therapeutics dimostrò che i due principi attivi della cannabis THC e CBD erano in grado di ridurre drasticamente le cellule tumorali dei gliomi – sia in coltura che in topi vivi – quando combinati al chemioterapico temozolomide. Quando questo farmaco da solo risultava inefficace, aggiungendo i cannabinoidi i gliomi venivano abbattuti. Da allora si è pensato di utilizzarli nel trattamento del glioblastoma. Nel nuovo studio, che dovrebbe iniziare nel 2022 se si riusciranno a trovare le 450mila sterline di fondi necessari, due terzi dei pazienti riceveranno proprio il Sativex – già usato contro la sclerosi multipla – in combinazione col temozolomide, mentre al restante terzo verrà somministrato quest'ultimo assieme a un placebo.
“I tumori cerebrali del glioblastoma hanno dimostrato di avere recettori per i cannabinoidi sulla superficie cellulare e studi di laboratorio sulle cellule del glioblastoma hanno dimostrato che questi farmaci possono rallentare la crescita del tumore e funzionare particolarmente bene se usati col temozolomide”, ha dichiarato la professoressa Short in un comunicato stampa. “Il trattamento dei glioblastomi rimane estremamente impegnativo. Avendo recentemente dimostrato che una specifica combinazione di cannabinoidi somministrata tramite spray orale potrebbe essere tranquillamente aggiunta alla chemioterapia con temozolomide, siamo davvero entusiasti di basarci su questi risultati per valutare se questo farmaco possa aiutare i pazienti con glioblastoma a vivere più a lungo in un importante studio randomizzato”, ha concluso la scienziata. Recentemente è stato dimostrato che un peculiare casco basato su magneti è stato in grado di ridurre l'estensione della massa tumorale di un glioblastoma in un 53enne del 30 percento.