Nuova Zelanda, si teme la catastrofe ambientale
Come era stato annunciato meno di quarantotto ore fa, il maltempo sta seriamente compromettendo le operazioni di svuotamento dei serbatoi dal gasolio del cargo Rena, arenatosi ormai da una settimana su una barriera corallina al largo delle coste neozelandesi. Una falla laterale si è aperta e quello che maggiormente si è temuto fin dall'inizio, ovvero che la nave liberiana potesse spezzarsi, da eventualità sta diventando lentamente una quasi certezza.
Il primo ministro neozelandese John Key ha mobilitato tutte le forze indispensabili in questo momento di emergenza per prevenire la catastrofe mettendo in sicurezza l'imbarcazione, pur non facendosi illusioni, dal momento che le aperture dello scafo sembrano non lasciare molte speranze. Proprio per questo, le operazioni di svuotamento dovrebbero proseguire senza sosta e a ritmo serrato, con le tre navi attrezzate che stanno portando via il petrolio, ma ci si sono messe piogge intense, venti fortissimi ed onde alte che stanno funestando la Baia di Plenty a far finire nelle acque 300 tonnellate di combustibile.
A preoccupare fortemente le autorità e l'intero paese, oltre al carburante che già è arrivato sulle coste da diverse ore, sarebbero anche alcuni dei più di 1300 container che la Rena trasporta: all'interno di essi, alcune sostanze chimiche molto pericolose potrebbero aggravare ulteriormente il bilancio di questa che sembra profilarsi come la peggior catastrofe naturale della Nuova Zelanda, come ha dichiarato, senza mezzi termini, il Ministro dell'Ambiente Nick Smith. Intanto, l'esercito è al lavoro nel tentativo di limitare i danni, mentre i volontari si stanno occupando delle prime vittime di questo disastro, la fauna e la flora.
La Baia di Plenty, infatti, la cui città portuale più importante è Tauranga, oltre ad essere nota ai turisti per le sue bellezze naturalistiche, è anche un rifugio per moltissime specie: balene, delfini, uccelli marini ed i pinguini blu neozelandesi costituiscono la popolazione di questo luogo che, un tempo, poteva essere un piccolo angolo di paradiso per loro. Un paradiso dove si sentivano al sicuro e dove, oggi, stanno morendo a poco a poco, travolti dalla marea nera che non lascia scampo.