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Nucleare, gli USA scommettono sui mini-reattori

Ma c’è scetticismo riguardo i reali rischi per la pubblica sicurezza e la mancanza di mercato.
A cura di Roberto Paura
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Gli Stati Uniti sembrano intenzionati ad andare avanti nella strada verso l’indipendenza energetica e, nel paniere di fonti su cui l’America punta, c’è anche il nucleare. Nel 2010 il presidente Obama aveva approvato i piani per costruire nuove centrali, a trent’anni dalla moratoria che aveva bloccato la realizzazione di nuovi reattori dopo l’incidente di Three Mile Island. Dopo un breve momento di smarrimento in seguito all’incidente di Fukushima, nel 2012 è stato dato il via a due nuovi reattori nucleari di terza generazione firmati Westinghouse nella centrale di Vogtle, in Georgia. Ma la nuova frontiera, promettono molti esperti, potrebbe essere quella dei mini-reattori. Piccoli, trasportabili, affidabili ed esportabili all’estero. Il Tennessee potrebbe essere il primo stato americano a inaugurarli nei prossimi anni, dopo la firma di una lettera d’intenti, un anno e mezzo fa, per la costruzione di sei esemplari da parte della compagnia “Generation mPower”. Operativi dal 2020, ciascuno dei mini-reattori dovrebbe fornire energia sufficiente per 70mila abitazioni, circa un decimo di un grande reattore nucleare.

Reattori trasportabili ed esportabili

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Il processo di fissione avviene all’interno di un nocciolo rinchiuso in una torre d’acciaio a forma di razzo. Un nocciolo trasportabile insieme a tutto l’impianto di raffreddamento a bordo di un grosso camion. “Una delle caratteristiche di questi mini-reattori è che possono essere fabbricati interamente qui, negli Stati Uniti”, sostiene Peter Lyons, segretario per l’energia nucleare del governo Obama. Realizzati in casa ed esportati in tutto il mondo, per esempio nei paesi in via di sviluppo, a bordo di navi non più grandi di un portacontainer. “Con i grossi stabilimenti ciò è fisicamente impossibile. Stiamo cercando di avviare una nuova industria statunitense”, continua Lyons in un’intervista alla National Public Radio. “Questo è il mio obiettivo: industria USA, posti di lavoro USA, energia pulita”.

Nessuno di questi reattori è al momento operativo. Esistono solo dei prototipi che devono ancora ottenere il via libera della Nuclear Regulatory Commission. Nel frattempo, tuttavia, il Dipartimento per l’Energia sta investendo nella Babcock & Wilcock, la sussidiaria per l’energia nucleare di mPower, più di 400 milioni di dollari. I prototipi in Virginia potrebbero presto essere installati nel Tennessee, che mira ad attivare i suoi sei mini-reattori entro il 2020. Il progetto prevede la loro costruzione in serie: “Non stiamo cercando di costruire una Rolls Royce, ma una Ford”, spiega Chris Mowry, presidente di mPower, che chiarisce che i mini-reattori saranno costruiti su una scala di centinaia di esemplari. Ciascuno di essi produrrà un decimo circa dell’energia dei reattori ordinari e l’idea è di vederli come dei moduli installabili laddove la domanda di energia aumenta: “Una sorta di modello plug-and-play”, secondo Jose Reyes, responsabile tecnologico di NuScale Power, un’altra compagnia americana interessata all’affare. NuScale ha già pronti modelli di mini-reattori da 45 megawatt.

Scetticismo su rischi e mercato

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Non saranno necessari impianti enormi e gigantesche torri di raffreddamento, per energie così contenute. Per questo, i mini-reattori verrebbero ospitati in strutture in cemento costruite sotto la superficie; cosa che li rende ideali per aree ad alto rischio sismico come quelle giapponesi. Non tutti però sono d’accordo sull’assenza di rischi. Il fisico nucleare Edwin Lyman, della Union of Concerned Scientists, sostiene che se si vuole costruire un reattore nucleare è molto meglio avere una Rolls Royce che una Ford: “L’energia nucleare è una tecnologia molto più adatta alle grandi centrali isolate dalle aree popolate e realizzate nel minor numero di luoghi possibile”, sostiene. Ospitare mini-reattori nelle città, come i progetti prevedono, aumenterà significativamente i potenziali rischi in caso di incidente, anche se le radiazioni rilasciate saranno inferiori. Inoltre, la loro facile trasportabilità per terra e per mare li renderebbe obiettivi a portata dei terroristi. In un’audizione al Commissione energia del Senato, Lyman ha inoltre dimostrato che i costi operativi dei mini-reattori sarebbero superiori a quelli dei reattori nucleari ordinari.

I piani tuttavia procedono. Oltre al Tennessee e alla Virginia, anche gli stati dell’Alabama, Mississippi, Kentucky, Georgia e North Carolina potrebbero installare mini-reattori entro il 2020. Sarà però necessario che il governo li sostenga finanziariamente, secondo Philip Moor, consulente per l’energia nucleare. Infatti i mini-reattori diventerebbero competitivi sul mercato energetico solo se il prezzo del gas naturale negli Stati Uniti superasse i 7-8 dollari per gigajoule, mentre ora il prezzo è intorno ai 2 dollari. L’introduzione della carbon-tax per ridurre il ricorso ai combustibili fossili è una delle opzioni sul tavolo, ma la contrarierà delle lobby rende tale scenario molto improbabile, secondo gli analisti. Il rischio è quindi quello di una tecnologia che finirebbe per non avere mercato.

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