‘Non è cancerogeno’, ma è comunque pericoloso: per chi? Il glifosato colpisce ancora
Glifosato sì o glifosato no? La domanda non riesce a trovare un'unica risposta. Quando parliamo di ‘glifosato' ci riferiamo a quella sostanza, quell'erbicida, che viene utilizzato per distruggere indiscriminatamente le erbe che crescono, ad esempio, lungo i marciapiedi. In pratica è il nemico delle ‘erbacce'. Ma perché è tanto criticato? In passato sono sorti molti dubbi sui rischi legati all'utilizzo di questa sostanza così potente: anche perché, quando contenuto nei pesticidi, è in grado di uccidere i microorganismi che si trovano sulle piante, in agricoltura.
Ma quindi è cancerogeno? È tossico? Ecco, su questi punti non tutti sono d'accordo.
In passato abbiamo visto le posizioni contrastanti:
- da un lato l'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), secondo la quale “è improbabile che la sostanza sia genotossica” (danneggiare il DNA) o “che presenti una minaccia di cancro per l'uomo”
- dall'altro l'OMS (Organizzazione mondiale della sanità) secondo la quale ci sono, nell'uomo, “limitate prove di cancerogenicità” e che il glifosato deve essere inserito tra le sostanze “probabilmente cancerogene per l'uomo”
E quindi?
Un terzo punto di vista arriva dall'Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) che in questi giorni ha rilasciato un comunicato stampa in cui afferma che: il glifosato è da considerarsi una sostanza che causa seri danni agli occhi e che è tossica per la vita acquatica con effetti che durano nel tempo.
La commissione ha concluso inoltre che “le evidenze scientifiche a disposizione non incontrano il criterio secondo il quale bisognerebbe classificare il glifosato come cancerogeno, mutageno e tossico per la riproduzione”.
Attenzione però. Il glifosato sembra segnare un altro punto in suo favore, ma la classificazione si basa “esclusivamente sulle proprietà pericolose della sostanza”. MA: “non tiene conto delle probabilità di esposizione alla sostanza e quindi non valuta i rischi dell'esposizione”.