Nobel per la Medicina, vincono Alter, Houghton e Rice per aver scoperto il virus dell’epatite C
Il Nobel per la Fisiologia o la Medicina 2020 è stato a assegnato a Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice per aver scoperto il virus dell'epatite C. I nomi dei vincitori del più prestigioso dei riconoscimenti scientifici sono stati selezionati da un comitato dell'Istituto Karolinska di Stoccolma (The Nobel Assembly at Karolinska Institutet), che ogni anno si riunisce per decretare la ricerca – o le ricerche – più meritevoli. La maggior parte dei premi Nobel viene assegnata dall'Accademia Reale Svedese delle Scienze, mentre quello per la Fisiologia o la Medicina coinvolge direttamente l'autorevole centro di ricerca, punto di riferimento a livello internazionale. L'annuncio è stato dato durante una conferenza stampa tenutasi a Solna. Si tratta del 111esimo premio Nobel di questa categoria assegnato nella storia, a partire dal 1901 per volere (testamentario) dell'imprenditore e filantropo svedese Alfred Nobel.
Come sottolineato in un comunicato stampa pubblicato sul sito nobelprize.org, il portale ufficiale dell'evento, la The Nobel Assembly ha deciso di premiare i tre scienziati coinvolti nelle ricerche sul virus dell'epatite C (Hepatitis C virus – HCV) poiché la sua scoperta rappresenta una “pietra miliare nella battaglia in corso contro le malattie virali”. Grazie al loro lavoro oggi sono disponibili esami estremamente sensibili in grado di rintracciare il virus, e ciò ha permesso di debellare l'epatite post-trasfusionale in larga parte del mondo. Ad oggi non è ancora disponibile un vaccino, ma la patologia può essere diagnosticata e curata proprio grazie alla pionieristica scoperta di Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice. Ciò ha permesso di salvare milioni di vite in tutto il pianeta.
Cos'è l'epatite
L'epatite è un'infiammazione del fegato che viene causata principalmente da virus; come sottolineato dall'Istituto Humanitas, i virus dell'epatite A, B, C e D “sono le principali cause di epatite acuta e cronica in Italia”, rappresentando più del 50 percento dei casi. La The Nobel Assembly aggiunge che “l'abuso di alcol, le tossine ambientali e le malattie autoimmuni sono cause importanti”. Negli anni '40 del secolo scorso vengono scoperte due forme di epatite infettiva: la prima, chiamata epatite A, viene trasmessa da acqua e alimenti contaminati, la seconda dal sangue e altri fluidi corporei. È molto più pericolosa della prima poiché può cronicizzare e dar vita a cirrosi epatica e cancro al fegato.
Circa venti anni dopo l'identificazione delle due forme di epatite, il biochimico newyorchese Baruch Blumberg scoprì che l'epatite trasmessa attraverso il sangue era provocata da un virus, poi chiamato virus dell'epatite B. Questa scoperta gli valse il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina nel 1976 (grazie al suo lavoro si misero a punto farmaci e soprattutto un vaccino efficace). Nonostante ciò, un numero considerevole di infiammazioni del fegato continuava ad essere diagnosticato, senza che fossero coinvolti il virus dell'epatite A e il virus dell'epatite B. Doveva essere coinvolto un altro patogeno, che successivamente si rivelò essere quello dell'epatite C, proprio grazie al lavoro dei tre ricercatori appena insigniti del riconoscimento.
La scoperta del virus dell'Epatite C
Il primo a dare un contributo per la scoperta fu il dottor Harvey J. Alter dei National Institutes of Health (NIH) americani, che si accorse delle numerose diagnosi dovute a un agente non ancora identificato. Lo scienziato assieme a colleghi dimostrò che il sangue di una persona malata poteva contagiare gli scimpanzé (e altre persone), e ulteriori indagini definirono che si era innanzi a un altro virus. Decisero di chiamare la malattia “epatite non-A, non-B”. Attraverso una complessa analisi del DNA di scimpanzé infetti, anni dopo riuscì a isolare il virus per la prima volta il dottor Michael Houghton dell'azienda farmaceutica Chiron. Lo scienziato determinò che si trattava di un virus a RNA appartenente della Flavivirus: venne chiamato virus dell'epatite C. A chiudere il cerchio delle scoperte sul virus il dottor Charles M. Rice della Washington University di St. Louis, che identificò una regione del genoma virale in grado di catalizzare la replicazione. Grazie a studi successivi, che coinvolsero ancora gli scimpanzé, venne dimostrato che il patogeno era in grado da solo di innescare l'infiammazione del fegato.
Oggi il medico e virologo Harvey J. Alter, nato nel 1935, è direttore del Dipartimento di Medicina Trasfusionale presso il Centro Clinico Warren Grant Magnuson del National Institutes of Health (NIH), oltre che a capo della sezione Malattie Infettive. Michael Houghton, virologo britannico nato negli anni '50, è titolare della cattedra di Virologia presso l'Università di Alberta (Canada): nel 1986 ha dato un contributo anche alla scoperta del genoma del virus dell'epatite D. Charles M. Rice, virologo californiano nato nel 1952, è attualmente professore presso l'Università Rockefeller. È membro della American Association for the Advancement of Science e della National Academy of Sciences; tra il 2002 e il 2003 è stato presidente dell'American Society for Virology.