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Il Nobel alla fisica va a Englert ed Higgs per gli studi sulla “particella di dio”

La scoperta del Bosone di Higgs ha ottenuto il riconoscimento atteso, che si estende ai tanti ricercatori che hanno contribuito all’individuazione della “particella di dio”. Tra loro anche due italiani dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
A cura di Redazione Scienze
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Era stato preannunciato da tempo e alla fine è giunto: il Nobel alla fisica è stato assegnato a chi ha scoperto il Bosone di Higgs: Francois Englert dell'Univeristé Libre de Bruxelles e Peter W. Higgs della University of Edinburgh. Da Stoccarda è giunta poco fa la notizia che attribuisce al Cern di Ginevra, e ai ricercatori che vi hanno lavorato, il riconoscimento più ambito della fisica. I due professori sono stati insigniti del premio "per la scoperta teorica di un meccanismo che contribuisce alla nostra comprensione dell'origine delle particelle subatomiche di massa e che recentemente è stata confermata attraverso la scoperta della particella fondamentale".

Tra gli studiosi che hanno contribuito a scoprire quella che giornalisticamente (e impropriamente) era stata definita la "particella di dio" ci sono anche due italiani, Guido Tonelli e Fabiola Gianotti dell'Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). Fernando Ferroni, presidente dell'Istituto, aveva già preannunciato che "la comunità scientifica lo dà per scontato, anche se la prudenza è d'obbligo", sottolineando che il Nobel "sarà un grande riconoscimento anche per l'Italia: ci abbiamo messo tanto e la scoperta è avvenuta in quel periodo magico nel quale degli italiani erano a capo dei due esperimenti". Un riconoscimento che dall'Italia si estende all'Europa in ragione di un impegno comune e di una "competizione" vincente contro i colleghi americani.

Lo sforzo collettivo ha giustificato l'assegnazione del premio a Francois Englert e Peter W. Higgs. Del resto Guido Tonelli aveva ammesso che "ci facciamo delle risate quando ci chiedono se siamo candidati al Nobel", spiegando che "la scoperta è nata da uno sforzo collettivo e il nostro nome è associato a questa scoperta: considero questo il premio più grande e nessuno di noi ha mai osato sperare qualcosa di più".

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