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Nella dieta dei romani anche giraffe e spezie indocinesi

I reperti trovati in cucine e latrine dell’antica Pompei raccontano di un popolo abbastanza ricco da potersi permettere una dieta insolitamente varia.
A cura di Redazione Scienze
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"De gustibus non disputandum est", dicevano gli antichi romani, forse con una coscia di giraffa tra i denti. Non sappiamo se fosse un alimento diffuso anche in altre città europee dell'Impero, di certo, però, le giraffe erano tra i cibi esotici consumati a Pompei. Alcuni archeologi dell'Università di Cincinnati nell'Ohio (Usa) hanno esposto a Chicago, durante il meeting dell'Archaelogical Institute of America e dell'American Philological Association", le conclusioni di una ricerca durata anni. E' da più di una decade che il gruppo effettua ricerche in due aree degli Scavi di Pompei che non hanno catalizzato l'attenzione di altri studiosi. Nonostante si tratti di zone che meno di altre hanno incuriosito la comunità scientifica, le aree studiate dai ricercatori americani, interne a Porta Stabia, un tempo erano luoghi particolarmente attivi, ricchi di vita e di botteghe.

Case e negozi risalenti al secolo VI a. C. hanno rivelato, attraverso resti di cibo carbonizzati o mineralizzati nelle cucine e nelle latrine, abitudini e lussi dei romani, prima sconosciuti. Come ai giorni nostri, anche a Pompei i consumi si differenziavano in base al ceto sociale, portando così la gente comune a consumare cereali, frutta, uova, pesce e legumi locali – alimenti economici e spesso di produzione o procacciamento proprio – mentre ricchi e patrizi potevano permettersi lussi come carni e pesci sotto sale provenienti dalla Penisola iberica o spezie profumate di origine molto lontana (alcuni provenienti dall'Indonesia). Non solo, perché nella città che si raccoglieva ai piedi del Vesuvio si mangiavano anche ricci, fenicotteri e addirittura giraffe. Il mammifero africano, in realtà, doveva collocarsi al vertice della piramide del lusso, come ha ricordato Steven Ellis, professore all'Università di Cincinnati: "che l'osso di giraffa rappresenti una vetta del cibo esotico è rivelato dal fatto che si pensa che questo sia l'unico osso dell'animale mai rintracciato negli scavi archeologici relativi alla parte d'Italia romana". Ciononostante la giraffa non doveva essere poi così rara, almeno a Pompei, dato che il residuo d'osso è stato trovato in quello che all'epoca doveva essere un ristorante. E' ancora Ellis ad osservare che

Il fatto che questa parte della giraffa si sia trasformata in un residuo di cucina in un comune ristorante di Pompei non solo ci dà testimonianza della tradizione a lunga distanza relativa ad animali esotici e selvaggi, ma anche della ricchezza, della varietà e dell'assortimento di una dieta non di élite.

Non è solo curiosità quella che spinge i ricercatori a rovistare tra gli scarti dei pompeiani. Capire cosa mangiassero, da dove provenisse il loro cibo e quale fosse la dieta di una classe sociale vuol dire comprendere anche la ricchezza dell'Impero, lo sviluppo raggiunto e la capacità di distribuire più o meno equamente le risorse economiche. Di certo, sottolinea Ellis, "l'immagine tradizionale di una massa di poveracci che girava per le strade alla ricerca di qualsiasi scarto di cibo non corrisponde alla realtà, quanto meno alla realtà di Pompei".

[Foto da Wikipedia]

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