video suggerito
video suggerito

Negli insetti commestibili più antiossidanti dell’olio di oliva e del succo d’arancia

Un team di ricerca italiano della Facoltà di Bioscienze e Tecnologie agro-alimentari e ambientali presso l’Università di Teramo (Abruzzo) ha dimostrato che alcuni insetti destinati all’alimentazione umana contengono più antiossidanti dell’olio di oliva e del succo d’arancia fresco. Perché è una notizia molto positiva.
A cura di Andrea Centini
369 CONDIVISIONI
Immagine

Gli insetti commestibili hanno un contenuto di antiossidanti incredibilmente elevato, in alcuni casi diverse volte superiore a quello del succo di arancia e doppio rispetto a quello dell'olio di oliva. Per fare alcuni esempi, il baco da seta, i grilli e le cavallette hanno un valore di capacità antiossidante (TEAC) cinque volte volte superiore rispetto al succo d'arancia fresco, mentre la parte liposolubile di bruchi africani, cicale della sera e bachi da seta lo ha doppio se confrontato con quello dell'olio di oliva, noto per possedere un valore nutrizionale eccellente.

Orgoglio italiano. A dimostrare questa interessante proprietà degli insetti destinati all'alimentazione umana è stato un team di ricerca italiano dell'Università di Teramo, composto dai quattro studiosi Carla Di Mattia, Natalia Battista, Giampiero Sacchetti e Mauro Serafini. La squadra, coordinata dal professor Serafini, docente presso la Facoltà di Bioscienze e Tecnologie agro-alimentari e ambientali dell'ateneo abruzzese, sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato in vitro estratti acquosi e liposolubili ottenuti da 12 insetti e due invertebrati (la tarantola zebra tailandese e gli scorpioni neri), normalmente disponibili in commercio per l'alimentazione umana in diversi Paesi.

Risultati importanti. Benché i livelli di antiossidanti ottenuti dagli insetti siano stati rilevati solo in vitro – dovrà dunque essere verificata l'effettiva biodisponibilità per l'organismo umano -, si tratta comunque di risultati significativi per due ragioni. Innanzitutto gli insetti vengono già regolarmente consumati da circa un quarto della popolazione umana; in secondo luogo essi vengono considerati un cibo del futuro anche nel resto del pianeta, Europa compresa. I loro nutrienti, infatti, potrebbero sostituire quelli contenuti nella carne e nel pesce, alimenti con un impatto ambientale sensibilmente superiore rispetto a quello necessario per allevare insetti. Senza contare che a causa della crescita demografica e della progressiva riduzione degli stock ittici, carne e pesce in futuro non saranno più sufficienti per sfamare tutti.

Un possibile superfood. “Almeno 2 miliardi di persone mangiano regolarmente insetti. Sono un’ottima fonte di proteine, acidi grassi polinsaturi, minerali, vitamine e fibre, ma fino ad ora nessuno li aveva confrontati in termini di attività antiossidante con cibi funzionali classici come l’olio d’oliva o il succo d’arancia”, ha dichiarato il docente di Nutrizione umana e coordinatore dello studio Mauro Serafini, commentanto i risultati dello studio. Come indicato, prima di classificare gli insetti come “superfood” sarà necessario condurre ulteriori e più approfonditi esperimenti. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata Frontiers in Nutrition; Nutrition and Sustainable Diets.

369 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views