Morto per virus Marburg in Africa, 155 persone in isolamento: uccide fino all’88% dei contagiati
Dopo la morte di un uomo a causa del virus Marburg, in Guinea sono state attivate tutte le procedure di sicurezza e profilassi per evitare che scoppi e si propaghi un eventuale focolaio della grave infezione. La malattia provocata dal patogeno, un “cugino” del virus Ebola (entrambi sono filovirus a RNA della famiglia Filoviridae), è infatti una febbre emorragica ad elevatissima letalità, con un tasso di decessi che arriva fino all'88 percento. L'uomo contagiato aveva iniziato a sperimentare i primi sintomi il 25 luglio ed è deceduto il 2 agosto in una struttura sanitaria di Gueckedou, nel sud-est del Paese. La conferma del coinvolgimento del virus Marburg è arrivata solo giorni dopo la morte del paziente, pertanto sono numerose le persone entrate in contatto con lui e considerate a rischio.
In una conferenza stampa, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – che ha inviato sul posto una squadra di specialisti – ha confermato che attualmente sono 155 i soggetti sottoposti a misure restrittive. Sono stati tutti isolati presso le proprie abitazioni (ovviamente separati dai famigliari) e vengono monitorati ogni giorno da un'equipe medica per verificare l'emersione di eventuali sintomi. Al momento stanno tutte bene. L'infezione da virus Marburg si manifesta in maniera repentina, con malessere generale, forte mal di testa, dolori addominali, vomito, diarrea e febbre alta; i primi segni emorragici compaiono solitamente entro una settimana dal contagio. L'uomo della Guinea, la prima vittima del virus in Africa occidentale, si è recato in ospedale quando le sue condizioni si sono aggravate e ha iniziato a perdere sangue dalle gengive. Purtroppo le cure di supporto cui è stato sottoposto non sono bastate a salvargli la vita.
La trasmissione del virus tra uomo e uomo, spiega l'OMS, avviene entrando in contatto con i fluidi corporei dei pazienti infetti o con superfici e oggetti contaminati. Come sottolineato dal capo dell'OMS in Guinea Georges Ki-Zerbo, il virus circola normalmente nella fauna selvatica, soprattutto nei pipistrelli; è diffuso nel sud del Paese, ma anche nelle vicine Liberia e Sierra Leone. I casi indice sono solitamente di persone che manipolano animali infetti durante la caccia, la lavorazione e la preparazione delle carcasse per la consumazione. Come spiegato da Ki-Zerbo non siamo innanzi a un caso secondario, pertanto si ritiene che l'uomo sia stato infettato da un animale infetto. Come specificato tutti i suoi contatti sono in isolamento e vi resteranno per tre settimane.
Fortunatamente il Paese africano è ben preparato per affrontare e contenere una eventuale epidemia della malattia infettiva. Tra il 2014 e il 2016 è stata infatti colpita dalla più grave epidemia mortale di Ebola, che si trasmette nello stesso modo e provoca una patologia equivalente, sebbene quest'ultima sia “leggermente più virulenta e aggressiva” secondo gli esperti. Questa esperienza ha migliorato la gestione dei pazienti, le capacità di tracciamento/diagnosi e ha formato squadre di esperti pronte a intervenire in caso di necessità. La Guinea è stata recentemente colpita da un'altra epidemia di Ebola che si è conclusa un paio di mesi fa, provocando 12 morti; l'impatto sarebbe stato molto peggiore se non ci fosse stata l'esperienza precedente.
“La Guinea ha costruito un solido sistema di sicurezza sanitaria dall'epidemia di Ebola nel 2014-2016”, ha dichiarato Ki-Zerbo. “A livello globale – ha aggiunto il dirigente dell'OMS – l'approccio alla lotta contro il Marburg non sarebbe diverso dall'Ebola. L'unica differenza è che non esiste un vaccino o un farmaco specifico per il virus. Sono disponibili solo cure di supporto”, ha chiosato lo scienziato. Curiosamente, il primo farmaco approvato contro il coronavirus SARS-CoV-2 responsabile della pandemia di COVID-19, il Remdesivir, è un antivirale che inizialmente era stato ideato da Gilead Science proprio per combattere il virus Marburg e l'Ebola.