Morfina, a cosa serve e perché può uccidere
Tra i cosiddetti alcaloidi, composti chimici di origine vegetale, la morfina è quello principale che si ottiene dall'oppio, a sua volta ricavato dalla sostanza lattiginosa che trasuda dalle capsule immature del papavero. Facendo essiccare l'oppio, il quantitativo in morfina ottenibile può variare dal 10 percento al 25 percento, in base alla specie di papavero da cui è tratta. Grazie alle sua potente azione analgesica, ovvero alla capacità di ridurre il dolore, essa viene ampiamente utilizzata in ambito medico, e rappresenta il primo principio attivo estratto in assoluto da una pianta. Agli inizi del XIX secolo ne iniziò la commercializzazione al pubblico, anche per combattere le dipendenze, tuttavia ben presto ci si rese conto quanto essa stessa fosse una fonte di rapida e potente dipendenza, con effetti devastanti sulla vita sociale e sulla salute dei pazienti. Emblematico il caso dell'uso di morfina in ambito bellico, con centinaia di migliaia di soldati ammalatisi da sindrome da dipendenza in diversi teatri bellici.
Cos'è la morfina
La morfina è un potente farmaco analgesico, la cui prescrizione medica, sempre necessaria, è limitata generalmente al trattamento del dolore acuto. Scenari tipici nell'applicazione della morfina sono il trattamento di pazienti malati terminali a causa del cancro, le fasi successive a un intervento chirurgico particolarmente invasivo e durante il travaglio, tutte situazioni nelle quali il dolore provato può essere particolarmente intenso. Suoi derivati possono comunque essere utilizzati anche per trattare la dispnea, ovvero una respirazione difficoltosa, o una semplice tosse. La Diacetilmorfina, meglio conosciuta col nome di eroina, è un altro oppiaceo derivato dal papavero, e la sua azione analgesica è molto più potente di quella della morfina. In questo caso, com'è noto, si tratta esclusivamente di una sostanza stupefacente e non di un farmaco.
Come viene somministrata
La morfina agisce molto velocemente quando viene somministrata per via endovenosa e sottocutanea, mentre può essere necessaria fino a un'ora per ottenerne i benefici se assunta nella forma orale, ad esempio compresse e sciroppi. Per il trattamento dei malati oncologici terminali spesso vengono anche utilizzati cerotti, che rilasciano gradualmente concentrazioni sempre maggiori di un derivato della morfina.
Come agisce la morfina
La morfina è agonista dei cosiddetti recettori oppioidi μ, associati al dolore. In parole semplici, una volta assunta la sostanza si lega intimamente a questi recettori deputati alla neurotrasmissione del dolore, e attivandoli scatena la sua rapida e potente azione analgesica. A causa di questo legame con i recettori oppioidi l'organismo reagisce anche con uno stato di euforia transitorio, che associato agli effetti di assuefazione e tolleranza tipici della sostanza, ovvero la necessità di dosi sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto analgesico, in breve tempo si produce in un'aggressiva dipendenza, sia fisica che psicologica.
Gli effetti collaterali
Gli effetti negativi più lievi della morfina posso variare sensibilmente da soggetto a soggetto, in particolar modo sotto il profilo della nausea, del mal di testa e della confusione mentale. Spesso dipendono dalla modalità di assunzione e dalla durata del trattamento. Altri effetti collaterali noti, oltre alla sonnolenza e al vomito, sono la stipsi, legata a una riduzione della motilità intestinale; la miosi, ovvero la riduzione del diametro della pupilla e lo spasmo dello sfintere di Oddi. In caso di assunzione prolungata possono emergere anche perdita di peso, anoressia, vari disturbi intestinali, inibizione degli ormoni sessuali, impotenza e blocco del ciclo mestruale.
Perché la morfina può uccidere
In caso di overdose da morfina, il pericolo maggiore è a carico degli apparati respiratorio e circolatorio, che possono letteralmente collassare. Ciò innesca prima il coma e poi la morte, se l'overdose non viene trattata con urgenza. Per questa ragione un'intossicazione acuta da morfina va seguita in rianimazione e con la somministrazione endovenosa di naloxone, un efficace antagonista dei recettori oppioidi. Edema polmonare, infarto e blocco intestinale possono essere altre gravi complicazioni associate a un'overdose.
[Foto di qimono]