Moderna o Pfizer, qual è il vaccino Covid più efficace: lo rivela studio su mezzo milione di persone
I primi due vaccini anti Covid approvati per l'uso di emergenza sono stati il Comirnaty (BNT162b2) di Pfizer BioNTech e lo Spikevax (mRNA-1273) di Moderna, entrambi realizzati con la nuova tecnologia dell'mRNA (RNA messaggero). In parole semplici, si basano su nanoparticelle lipidiche che contengono l'informazione genetica della proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2; una volta inoculati “insegnano” alle cellule come costruire questa proteina, che una volta pronta ed esposta fa attivare il sistema immunitario, innescando le difese. Entrambi i vaccini si sono dimostrati ampiamente protettivi, sia durante i trial clinici che hanno portato all'autorizzazione (con un'efficacia contro la malattia sintomatica attorno al 95 percento), sia nel mondo reale, dove hanno abbattuto le curve epidemiologiche dei contagi, dei ricoveri in ospedale e dei decessi per COVID-19, la malattia provocata dal patogeno pandemico. A un anno esatto dall'avvio delle campagne vaccinali, un gruppo di scienziati ha voluto determinare quale dei due vaccini offre una protezione migliore, giungendo alla conclusione che entrambi restano estremamente efficaci, ma con un piccolo vantaggio in favore dello Spikevax di Moderna.
A condurre il nuovo studio è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati della Scuola di Salute Pubblica TH Chan dell'Università di Harvard, del Massachusetts Veterans Epidemiology Research and Information Center, del Veterans Affairs Boston Healthcare System, del Dipartimento di Chirurgia del Brigham and Women's Hospital e del Dipartimento di Biostatistica dell'Università di Boston. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Barbra A. Dickerman, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a confronto i tassi di contagio, di COVID-19 sintomatica, di ricovero in ospedale, di ricovero in terapia intensiva e di morte in due popolazioni composte da 219.842 persone vaccinate ciascuna, tutti veterani statunitensi. La prima popolazione era stata vaccinata col farmaco di Pfizer-BioNTech, la seconda con quello di Moderna; tutti avevano ricevuto la prima dose del vaccino tra gennaio e maggio 2021. Le due popolazioni sono state abbinate per sesso, età, comorbilità e altri fattori di rischio associati alla COVID-19 severa. Il periodo di follow-up è durato 24 settimane.
Dall'incrocio dei dati delle cartelle cliniche è emerso che il rischio stimato di contagio è stato di 5,75 eventi per 1000 persone nel gruppo vaccinato col Pfizer-BioNTech e di 4,52 eventi per 1000 persone nel gruppo vaccinato con Moderna. Ciò significa che i vaccinati con Pfizer avevano una probabilità di infezione 1,23 volte superiore (ogni mille soggetti) di risultare positivi al patogeno pandemico. Il numero in eccesso di eventi, sempre a sfavore del vaccino di Pfizer, è risultato essere di 0,44 per la COVID-19 sintomatica; di 0,55 per il ricovero in ospedale a causa dell'infezione; di 0,10 per il ricovero in terapia intensiva e di appena 0,02 per il rischio di morte a causa del virus. In termini percentuali, il vaccino di Moderna ha offerto un rischio ridotto di infezione del 21 percento e di ospedalizzazione del 41 percento. Sebbene si evidenzi un vantaggio per il vaccino di Moderna, entrambi i vaccini risultano estremamente efficaci e protettivi. “Data l'elevata efficacia dei vaccini Moderna e Pfizer, confermata dal nostro studio, ciascuno dei due è raccomandato a qualsiasi individuo a cui venissero offerti”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Dickerman, epidemiologa presso l'Università di Harvard. “Tuttavia, sebbene le differenze stimate nell'efficacia fossero piccole su scala assoluta, potrebbero essere significative se si considera l'ampia scala di popolazione su cui vengono distribuiti questi vaccini. Queste informazioni possono essere utili per gli organi decisionali più importanti”, ha concluso la scienziata.
Ricordiamo che tali risultati sono stati osservati quando era massima la circolazione della variante Alfa, dunque potrebbero esservi delle variazioni in questo periodo, in cui la variante dominante è la Delta. In futuro, qualora la variante Omicron emersa in Sudafrica dovesse prendere il sopravvento sulla Delta, i risultati potrebbero essere ancora diversi. Ciò che è certo è che i vaccini anti Covid risultano sicuri ed efficaci e rappresentano l'arma principale per proteggere noi stessi e gli altri dalla pandemia. I dettagli della ricerca “Comparative Effectiveness of BNT162b2 and mRNA-1273 Vaccines in U.S. Veterans” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The New England Journal of Medicine.