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Micobatterio chimera, sintomi e cura del “batterio killer” che si annida negli ospedali

Il micobatterio chimera è un microorganismo normalmente innocuo, ma che in determinate condizioni può innescare pericolosissime endocarditi e infezioni polmonari. Si ritiene sia responsabile del decesso di sei pazienti cardiologici in Veneto, poiché il batterio può colonizzare i macchinari utilizzati durante le operazioni a cuore aperto.
A cura di Andrea Centini
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In natura vivono numerosi batteri generalmente innocui per l'essere umano, che tuttavia in determinate e sfavorevoli condizioni possono trasformarsi in pericolosissimi agenti patogeni. Tra essi si annovera il micobatterio chimera (Mycobacterium chimaera), un microorganismo della famiglia Mycobacteriaceae caratterizzata da una complessa e spessa parete cellulare, che consente a questi batteri di resistere a diversi trattamenti farmacologici. I micobatteri si dividono in due gruppi principali: i tubercolari, come il Mycobacterium tuberculosis e il Mycobacterium africanum responsabili della tubercolosi, e quelli non tubercolari (più numerosi) che scatenano patologie di tipo differente. Il micobatterio chimera appartiene proprio al secondo gruppo, che a sua volta si divide in micobatteri a crescita lenta – come il chimera – e a crescita veloce.

Dove vive il micobatterio chimera

Il micobatterio chimera vive normalmente nel terreno, nell'acqua e negli impianti idrici urbani, compresi quelli degli ospedali. Come indicato, normalmente è innocuo, ma può trasformarsi in una minaccia potenzialmente letale soprattutto per i pazienti immunodepressi e immunocompromessi. Il micoorganismo sarebbe infatti il “batterio killer” che ha provocato il decesso di sei pazienti cardiologici presso tre ospedali veneti di Vicenza, Treviso e Padova. È noto da alcuni anni che il micobatterio chimera può colonizzare alcuni macchinari di riscaldamento e raffreddamento del sangue (circolazione extracorporea) utilizzati durante gli interventi chirurgici a cuore aperto, a causa della possibile stagnazione di vapore acqueo al loro interno. Si ritiene che i pazienti rimasti uccisi nei nosocomi veneti siano rimasti infettati proprio durante l'utilizzo di questi macchinari. Il rischio di ammalarsi è statisticamente molto basso, ma si tratta di un'infezione estremamente subdola e pericolosa, dato che può manifestarsi anche alcuni anni dopo il contagio.

Sintomi e complicanze delle infezioni da micobatterio chimera

Le infezioni da micobatterio chimera provocano inizialmente una sintomatologia piuttosto generica; tra i sintomi più comuni vi sono febbre, perdita di peso inspiegabile, astenia (cioè una stanchezza diffusa a livello fisico e psicologico), problemi gastrointestinali, abbondante sudorazione notturna, brividi alternati a sensazioni di caldo, vomito, dolori articolari e muscolari. Nel caso delle operazioni a cuore aperto, eseguite ad esempio per sostituire una valvola, si sviluppa una endorcadite (infezione cardiaca). Quando il micobatterio colpisce i polmoni possono essere presenti anche tosse e possibile espettorato con sangue. Le infezioni più gravi e non trattate possono evolvere in una letale setticemia o sepsi, una reazione immunitaria spropositata che nel mondo uccide una persona ogni 3 secondi.

Cura del micobatterio chimera

A causa della notevole resistenza dei micobatteri, il trattamento antibiotico è legato a un ristretto numero di farmaci da assumere per un periodo prolungato di tempo. Normalmente vengono prescritti da due a quattro antibiotici da assumere per un periodo di 18-24 mesi. Nei casi di malati di AIDS la terapia potrebbe essere obbligatoria per il resto della vita. I medicinali per contrastare il microorganismo sono principalmente la rifampicina e l'etambutolo, ma possono essere usati anche la rifabutina, la claritromicina e l'azitromicina. Talvolta vengono prescritti anche antibiotici non strettamente pensati per i micobatteri non tubercolari, come la ciprofloxacina, la clofazimina e l'amikacina.

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